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Discarica Valsamoggia, assurdo definire 'non pericolosi' quei rifiuti'

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L'Associazione Rio d'Orzo Vive torna sul tema fornendo qualche dettaglio sulla discarica che si vorrebbe realizzare nella valle del Rio Vulpazza


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In attesa che ci sia qualche aggiornamento dal procedimento in corso che sta analizzando la richiesta di aprire una discarica da parte di Unirecuperi (gruppo IREN) l’Associazione Rio d’Orzo Vive torna sul tema fornendo qualche dettaglio sulla discarica che si vorrebbe realizzare nella valle del Rio Vulpazza.

“Vorremmo dare qualche informazione su questa discarica che è stata definita una “disgrazia” per tutto il territorio circostante. Iniziamo dal titolo della richiesta: “Realizzazione di un Parco Tecnologico per la gestione dei rifiuti contenenti amianto”. Il titolo è evidentemente “voluto” e la parola discarica compare solo nei documenti mascherata da quel titolo accattivante - afferma l'associazione -. Nella realtà, ampiamente descritta nei documenti, il trattamento “tecnologico” sarebbe effettuato per meno dell’1% dell’amianto previsto in discarica e per solo 2 anni. Il resto dell’amianto verrebbe semplicemente ammassato insieme ad altri materiali, secondo noi altrettanto pericolosi, tutti abbarbicati a un calanco fino all’altezza di 65 metri.

Non siamo esperti, possiamo sbagliare, ma il sapere che sono morte tante persone a causa dell'amianto inalato non ci lascia certo tranquilli, e ci fa pensare che una discarica dove si vorrebbe seppellire dell'amianto si dovrebbe classificare come pericolosa. Se l’amianto è allo stato friabile, le fibre di amianto sono infatti libere o debolmente legate, ed esse sono talmente sottili da poter rimanere in sospensione nell’aria anche a lungo e risultare facilmente inalabili. E l’eternit, allo stato friabile, come appunto è quello contenuto nelle macerie, in quanto tale, contiene concentrazioni di amianto superiori allo 0,1%'. Eppure la discarica è definita come “Discarica per rifiuti speciali non pericolosi”. Questo “non”, riduce ampiamente i vincoli che sarebbero previsti in caso di discarica di rifiuti pericolosi, ma la lettura della documentazione presentata, secondo noi, smentisce completamente questa affermazione.

Ma non basta, nella discarica i materiali contenenti amianto (RCA) sono solo 1/3 del totale. Il resto viene dichiarato che sarebbero principalmente scorie di incenerimento e fanghi industriali e nei documenti viene richiesta una deroga per alcuni materiali come da tabella'.

'L’asterisco nel codice Cer significa pericoloso, come anche la descrizione in tabella. Secondo noi nella definizione quel “non” è assolutamente da togliere - continua l'associazione -. Tutti i ragionamenti sulla collocazione di questo impianto devono essere per una “discarica per rifiuti speciali pericolosi” che non può essere: vicina ad abitazioni, dove c’è ricarica delle falde acquifere, in un calanco instabile e friabile. E in effetti il problema preminente di questa discarica sia nella versione proposta dall'azienda proponente, cioè includente quasi 200 codici Cer, ivi inclusi rifiuti pericolosi, sia in una eventuale versione rivista e più limitata, resta l'estrema vicinanza ai centri abitati (video in alto): 400 metri per il Borgo di via Barche, poco più di 1 chilometro per il centro abitato che costeggia via Rio d'Orzo, tema questo che sarà giustamente riproposto ad ogni passo successivo della Conferenza dei servizi. Eludere questo tema significa girare attorno al problema nella speranza che le speculazioni tecniche riescano, prima o poi, a convincere i decisori della congruità del progetto'.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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