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Fagiani, volatili di ogni tipo, topi, gatti, lepri, e una fauna selvatica che si muove indisturbata ed isolata da anni nel più totale abbandono e naturale isolamento, pur inserita in un contesto urbano. Quello dell'area dell'ex mercato bestiame, ora inserito nel piano di riqualificazione previsto nel Piano Periferie, ma che da più di 10 anni è fermo come in un incantesimo, simbolo dell'immobilismo e di una programmazione urbanistica e sociale palesemente 'sbagliata', o semplicemente avulsa dalla realtà. Che si è fermata al massimo agli oneri di urbanizzazione primaria.
Qui ogni singolo tombino, tubo, cavo elettrico è rimasto così come è stato abbandonato nei primi anni 2000 dalle cooperative di costruzioni che dopo avere solo accennato all'apertura dei cantieri, hanno abbandonato il tutto. Fino ad oggi, lasciandosi alle spalle, pur ancora vivi nelle tracce, i grandi progetti di rigenerazione urbana legati al piano di riqualificazione della fascia ferroviaria nord all'inizio degli anni 2000.
Più di dieci anni di totale abbandono per un'area che ha ancora ha i cumuli delle macerie della demolizione, degli anni '90, del macello pubblico, del mercato bestiame, e dei parcheggi a servizio dell'area stessa. Nella quale le cooperative di costruzioni avviarono la realizzazione di nuovi alloggi e servizi per poi fermarsi a livello di opere di urbanizzazione primaria, abbandonando l'area da decine di migliaia di metri quadrati, scucita da tutto e da tutti. Per un tempo talmente lungo da consentire la crescita di alberi ad alto fusto che prima non c'erano e la proliferazione di una fauna selvatica che ha creato una sorta di oasi protetta, con piante autoctone, e recintata da quel perimetro di transenne e reti che dovevano delimitare grandi cantieri mai concretamente aperti. Fauna che oggi presenta anche splendidi esemplari di fagiani e di altri animali.
Quasi a creare un bosco urbano. Che qui la natura ha di fatto generato da sola, proprio perché non si è costruito, consentendo alla natura di riprendersi mano a mano lo spazio che gli era stato tolto. Paradossalmente, l'esatto contrario di ciò che succede a Vaciglio, dove il bosco urbano viene proposto forzatamente proprio per coprire o mitigare nuove case. E anche se i blocchi di cemento i rifiuti e le macerie non forniscono l'habitat naturale ideale, fatto sta che in quell'area che da circa 10 anni doveva essere un fiore all'occhiello della città promessa dall'allora sindaco Barbolini, ed oggi è ancora un cumulo di macerie ricoperto solo da vegetazione. i fagiani ci sono e vivono serenamente. Almeno loro, lì, hanno trovato casa.