'Se la guerra continuerà sarà esodo epocale attraverso l'Africa, con scafisti ucraini, russi e moldavi'

Il Direttore Centrale della Polizia dI frontiera a Modena al congresso Siulp spiega il cambiamento nelle dinamiche dell'immigrazione clandestina: 'L'aumento degli sbarchi è di cittadini dell'Egitto e del Bangladesh. Migranti economici ai quali viene rigettata la richiesta di protezione ma che possono rimanere in Italia pur non potendo lavorare. La normativa va cambiata'

E' questo il grande tema sul quale oggi ha focalizzato il suo intervento il Direttore Centrale della Polizia delle Frontiere Giuseppe De Matteis, ospite del congresso provinciale Siulp (Sindacato Unitario Lavoratori di Polizia) di Modena che ha visto la rielezione del segretario uscente Roberto Butelli.
Una conferma, quella sulla situazione preoccupante i cui versa l'Italia, che emerge chiaramente dai dati dei flussi attuali degli immigrati clandestini che sbarcano in Italia (ognuno di loro paga in media dai 6 ai 9000 dollari alle organizzazioni criminali), che vede il netto aumento di soggetti provenienti da Egitto e Bangladesh.
La popolazione del primo vive per il 78% sul pane prodotto dal grano ucraino e russo e la popolazione è numericamente esplosa negli ultimi anni. 'Se la raccolta del grano in Ucraina non si svolgerà a giugno consentendo così di procedere alla semina di settembre, gli effetti potrebbero essere devastanti per i paesi che su quel grano vivono, tra cui Egitto e Tunisia, generando la fuga epocale per fame di centinaia di migliaia di persone' - afferma De Matteis che, dati alla mano, smonta la narrazione di un problema libico che spinge alla partenza dalle coste. 'Nessun libico parte dalle coste libiche, si tratta oggi di cittadini del Bangladesh ed Egiziani, fino a qualche tempo fa sconosciuti a queste rotte, che fuggono per fame. A loro è dovuto l'incremento del 30% degli sbarchi nel primo semestre rispetto allo scorso anno e che sta riportando ai livelli del 2020 il numero di sbarchi.
Tutti, nessuno escluso, gestiti da organizzazioni criminali che sfruttano il sistema Sar (che obbliga il soccorso in un porto sicuro, utilizzando la rotta Libia-Malta e Malta-Lampedusa), e il sistema della protezione internazionale (che se non concessa può essere richiesta), per garantire l'arrivo degli clandestini paganti sulle coste italiane. 'I trafficanti puntano il loro business sulla garanzia di fare arrivare le persone a destinazione, e giocano sulla possibilità, dall'Italia, di ripesentare per tre volte la richiesta di protezione'. Elemento che consente a chiunque arrivi in Italia, di godere di un permesso in deroga che, in attesa di definizione della ripetuta preatica o del ricorso al diniego, permette di fatto di rimanere sul territorio migliaia di immigrati che no hanno nessuna possibilità di lavoro.
E se prima questo succedeva soprattutto per Tunisini, Algerini, Nigeriani, oggi sulla scia della crisi alimentare e del grano sta succedendo per Egiziani e e cittadini dal Bangladesh
Da qui un altra dinamica che emerge. Le rotte commerciali tra Ucraina Russia e Moldavia sono le stesse utilizzate dalle organizzazioni criminali per il traffico di essere umani. Organizzazioni criminali prevalentemente formate da Ucraini, Russi e Moldavi che utilizzano le regole internazionali e le stesse leggi italiane per condurre i loro traffici. Giocando, come detto, sul fatto che in Italia in caso di rigetto della richiesta di asilo è possibile fare ricorso e ripetere la stessa richiesta, godendo quindi per lungo tempo del permesso di rimanere in Italia pur non avendo la possibilità di accedere al lavoro. Un elemento che paradossalmente toglie la possibilità all'Italia, primo paese in Europa per immigrazione clandestina, di usufufruire anche della potenziale manodopera che da questa immigrazione potrebbe derivare. Con la beffa che anche gli immigrati che arrivano in Italia con forme anche minime di qualifica, non solo non possono lavorare ma preferiscono recarsi in altri paesi dove le condizioni di lavoro e i riconoscimenti economici sono migliori.
La disamina svolta dal massimo dirigente della Polizia di Frontiera su questi punti è ampia e si conclude con una richiesta al legislatore. Tra questa quella di ridurre ad una sola la richiesta di protezione, senza possibilità di replica
Gianni Galeotti
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