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Libano: dopo i cercapersone scoppiano anche walkie-talkie e smartphone
La Pressa
Un filmato realizzato da uno dei partecipanti, e trasmesso dalla televisione israeliana, mostra il momento dell’esplosione in mezzo a un affollato corteo
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Dopo i cercapersone fatti deflagrare ieri, in Libano non si arrestano le esplosioni di massa: i media locali riportano stavolta di walkie-talkie e smartphone appartenenti a esponenti di Hezbollah, ancora una volta attivati a distanza e trasformatisi in bombe, che avrebbero già provocato tre morti e decine di feriti. Tra le altre, la testata L’Orient Le Jour scrive che una delle vittime si è registrata a Bint Jbeil, nel sud, in seguito a una “serie di esplosioni verificatesi in abitazioni e automobili private”. Il ministero della Sanità di Beirut riferisce un primo bilancio di oltre cento feriti, che accusano principalmente danni a occhi, testa, mani e addome. Una fonte della sicurezza libanese ha dato un bilancio più pesante, indicando già diverse centinaia di feriti. Fonti della stampa internazionale riferiscono inoltre che tra le località colpite c’è anche il corteo funebre di un combattente dell’ala militare di Hezbollah. Un filmato realizzato da uno dei partecipanti, e trasmesso dalla televisione israeliana, mostra il momento dell’esplosione in mezzo a un affollato corteo, con un uomo che cade a terra e la folla che subito si allontana per mettersi al riparo.
Le nuove esplosioni starebbero interessando le stesse aree di ieri, vale a dire la periferia della capitale Beirut, la regione centrale della Bekaa e il Libano meridionale, vicino alla frontiera con Israele. A saltare in aria sarebbero inoltre impianti fotovoltaici e apparecchi per le impronte digitali. La testata An-Nahar riferisce anche di un dispositivo deflagrato all’interno di un’automobile davanti all’Università americana di Beirut. Il partito libanese Hezbollah, il cui movimento armato è in lotta aperta con Israele dal 7 ottobre scorso, ha accusato il governo di Tel Aviv di essere responsabile degli attacchi. Un’accusa giunta ieri anche da un’inchiesta del New York Times che, citando ex funzionari israeliani e americani rimasti anonimi, chiama in causa la partecipazione dei servizi segreti di Tel Aviv, che avrebbero intercettato partite di cercapersone, cellulari e altri congegni elettronici prima che venissero consegnate in Libano, per nascondere all’interno esplosivi e dispositivi di innesco. Sui fatti l’Onu ha chiesto di avviare un’inchiesta indipendente.
Redazione Pressa
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