Non a caso il ceo di Meta, nella sua rinnovata battaglia per la libertà di espressione a fianco di The Donald, ha attaccato anche il Vecchio continente. 'Lavoreremo col presidente Trump per respingere i governi di tutto il mondo che se la prendono con le società americane e premono per una censura maggiore', ha dichiarato, accusando l'Europa di avere 'un sempre crescente numero di leggi che istituzionalizzano la censura e rendono più difficile realizzare qualsiasi innovazione lì'.
Zuckerberg ha puntato il dito anche contro l'amministrazione Biden, che a suo dire 'ha premuto per la censura andando contro di noi ed altre compagnie Usa'. Il patron di Meta ha spiegato la svolta sostenendo che 'i fact checker sono stati troppo politicamente di parte e hanno distrutto più fiducia di quanta ne abbiano creata.
Dal 2016 Meta aveva un programma di fact-checking che valutavano i post apparentemente falsi o fuorvianti e li etichettavano se necessario come inaccurati offrendo agli utenti più informazioni. Ora ci si affiderà al sistema delle 'community notes', introdotto da Musk dopo l'acquisto di X: esso coinvolge persone con punti di vista diversi che concordano su note che aggiungono contesto o chiarimenti a post controversi.