Una tenuta del settore frutto di investimenti, soprattutto in innovazione tecnologica, ma che, e qui sta il nodo, registrano nell'ultimo anno un evidente crollo del 19,4%, attestandosi oggi al 6,3% del fatturato.
Ed è qui che si innesta il vero nodo della questione presente e futura: Il tema dell'energia. 'La ceramica italiana ha fatto la sua parte. Ha investito, ha innovato, ha abbattuto le emissioni fino a raggiungere 'i più bassi livelli al mondo.
'Non è prevedibile oggi un ulteriore salto tecnologico – ha dichiarato Ciarrocchi – eppure continuiamo a pagare un conto sempre più salato per il sistema ETS, che da misura ambientale si sta trasformando in una vera e propria tassa sulla produzione'.
I numeri parlano chiaro: le quote ETS sono passate da 10 a 75 euro a tonnellata tra il 2018 e il 2025, traducendosi in 120 milioni di euro annui di costi aggiuntivi per il comparto. Un drenaggio di risorse che colpisce proprio gli investimenti in efficienza e innovazione, cardine della competitività internazionale del settore.
Da qui le richieste a governo e UE: per contrastare questa spirale, Ciarrocchi chiede che le imprese ceramiche vengano incluse nei settori ammessi alla compensazione dei costi indiretti, e che venga sospesa la riduzione delle quote gratuite prevista dal 2026, almeno fino a quando non saranno disponibili soluzioni tecnologiche concretamente applicabili.
Dalle richieste a Bruxelles a quelle a Roma.
Sul versante internazionale, si intensificano le preoccupazioni legate ai flussi commerciali. Due in particolare i punti critici segnalati da Ciarrocchi. Il primo è l’accordo USA-UE sui dazi, che – sottolinea – 'va raggiunto al più presto'. La ceramica italiana, infatti, ha investito direttamente negli Stati Uniti, arrivando a coprire un terzo della produzione nazionale americana, e rappresenta quindi un partner industriale strategico e non più un concorrente da penalizzare.
Il secondo è l’aumento delle importazioni dalla ceramica indiana, che secondo Ciarrocchi beneficia di aiuti di Stato, dumping economico, ambientale e sociale. Dopo il +67% registrato nel 2023, i volumi sono rimasti stabili nel 2024, ma hanno ricominciato a salire nel primo trimestre 2025 (+10%).
'Il livello attuale dei dazi antidumping è troppo basso – ha affermato – e viene sistematicamente assorbito. È indispensabile un intervento senza indugi. La ceramica deve essere esclusa da ogni trattativa per un’area di libero scambio UE-India, fino alla soluzione di queste criticità'.
Infrastrutture: criticità storiche del distretto ceramico
Il grido d’allarme si estende infine al terreno delle infrastrutture. Con la prossima chiusura del ponte sul fiume Secchia, i problemi di mobilità nell’area ceramica emiliana si faranno ancora più evidenti. Un tavolo congiunto tra amministrazioni, imprese e sindacati ha messo a punto alcune misure emergenziali – come l’estensione degli orari di carico nei magazzini – ma il tema strutturale rimane.
'Auspico che passata l’emergenza si proceda rapidamente – ha dichiarato Ciarrocchi – alla realizzazione del terzo ponte sul Secchia nella fascia pedemontana, all’avvio dei cantieri della Bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo e al raddoppio della Pedemontana nel Comune di Sassuolo, oggi vero collo di bottiglia lungo l’asse est-ovest'.
Cersaie 2025, un segnale di vitalità
Nonostante le difficoltà, il settore mantiene intatta la propria capacità attrattiva. A testimoniarlo è la 42ª edizione di Cersaie, che registra già il tutto esaurito su 155.000 metri quadrati, con 10.000 mq in più rispetto al 2024. Un risultato raggiunto anche grazie all’apertura del Padiglione 19 dedicato alla posa, mentre cresce lo spazio per l’arredobagno, sostenuto sia da riconferme che da nuovi ingressi.
'Cersaie continua a essere il luogo privilegiato per l’incontro tra produzione, distribuzione e progettazione – ha concluso Ciarrocchi –. Le nostre imprese sono pronte a investire. Ma serve un contesto che permetta loro di farlo, e di farlo qui'.