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La Finlandia è il Paese con la popolazione più felice al mondo. Enon c’entrano i soldi.
Si trova infatti al 1° posto, per ben cinque anni consecutivi, nella classifica del “World Happyness Report”; una pubblicazione annuale del Sustainable development network, che analizza il livello di felicità degli individui nel mondo. L’Italia si trova al 33° posto, su 96, accanto a Spagna, Kosovo, Cile e Messico.
La classifica viene definita in base al punteggio raggiunto dalla somma delle valutazione dei cittadini di ogni Paese, sulla propria vita. La classifica valuta diversi fattori, tra cui le aspettative di vita e la corruzione presente nello Stato. Quest’ultimo fattore non contribuisce certamente a renderci particolarmente soddisfatti delle nostre istituzioni: nel 2022, nel rapporto di TransparencyInternational, l’Italia si posizionava al 42° posto, su 180 (con 56 punti su 100), sull’indice della percezione della corruzione.
La Finlandia, ca va sans dire, si trova in 2° posizione, con 87 punti su 100.
Un esperimento condotto nel 2022, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Science”, ha testato l’onestà dei cittadini di diversi Paesi. Facendo cadere un portafoglio, vedevano quante persone lo riconsegnavano alle autorità competenti e quante lo trattenevano. A Helsinki, su dodici portafogli, undici sono stati riportati al proprietario, portando la Finlandia, assieme alla Svizzera ai primi posti della classifica (l’Italia è risultata al 24° posto su 40). Questo senso di onestà si riflette anche sulla vita dei bambini, che prendono tranquillamente mezzi pubblici e giocano fuori casa senza la supervisione dei genitori.
Cos’è che rende una società felice?
Se prendiamo ad esempio proprio la Finlandia, Frank Martela, filosofo e psicologo finlandese, ci spiega che le società dei Paesi a “consumismo avanzato”, sono pervase da atteggiamenti che minano la felicità, e che i finlandesi sono molto abili nell’evitare.
Se per Albano & Romina la felicità consisteva in “un panino ed un bicchiere di vino”, per i finlandesi si tratta di norme etiche e comportamentali, che tutti conosciamo ma che abbiamo serie difficoltà a mettere in pratica, e loro invece no. Il loro modo di rapportarsi agli altri ed alla vita in generale, è molto diverso dal nostro.
I finlandesi non assumono atteggiamenti competitivi nel rapportarsi con gli altri e non tendono ad ostentare il proprio stato di benessere. Inoltre, una vita a contatto con la natura permette loro di apprezzare la semplicità delle cose. La maggioranza della popolazione finlandese è fortemente convinta che una vita a stretto contatto con la natura sia utile non solo a ricaricarsi e a rilassarsi, ma a ridimensionare le aspettative dei singoli individui.
Tutto ciò rende i finlandesi fortemente fiduciosi verso gli altri. Secondo Martela “il connubio tra fiducia e benessere è perfetto per vivere in serenità”.
La conoscenza alla base della felicità
Ciò che contribuisce a rendere i finlandesi, ed altri popoli del nord Europa, particolarmente felici, è anche la consapevolezza che hanno di sé e delle risorse di cui dispongono, nonché le opportunità da cogliere.
La consapevolezza di sé e di quello che ci circonda, è ciò che ci permette di valutare con chiarezza il nostro ruolo nella società, e come interagire con essa. Per avere consapevolezza occorre informarsi, conoscere. La Finlandia è il Paese tra i più alfabetizzati del mondo. I finlandesi sono dei grandi lettori, di libri, riviste e giornali. Se invece prendiamo ad esempio l’Italia, purtroppo, risulta in Europa il Paese con il più alto tasso di ignoranza, nel senso proprio di non conoscenza della realtà che ci circonda. E non è necessariamente una questione di titoli di studio. Secondo il “MISPERCEPTION INDEX”, classifica redatta da “IPSOS Mori”, che misura quanto è distorta la percezione dellarealtà rispetto a quanto certificano i principali enti di statistica nazionale, noi italiani siamo in assoluto i più ignoranti su trediciPaesi industrializzati del pianeta.
Perché la conoscenza genera felicità?
L’ignoranza, la non conoscenza del mondo che ci circonda, crea una distorsione cognitiva, alimenta le nostre ansie, le nostre paure, fino a cercare delle possibili verità che non corrispondono alla realtà. Una realtà distorta che degenera nell’insoddisfazione e nell’infelicità. Fino ad arrivare a renderci un popolo di invidiosi, come si evince dal “Rapporto Eurispes 2016”.
La conoscenza, al contrario, contribuisce a farci assumere un ruolo più attivo nella società. Serve a farci capire quando è l’ora di cambiare le cose.
Nell’ultimo Rapporto Eurispes, il suo Presidente, Gian Maria Fara, dichiara che “è giunto il momento in cui dobbiamo comprendere il tempo che stiamo vivendo”. Continua nel rimarcare “l’incapacità e la non volontà di comprendere le vere sfide del presente, ed i riverberi che esse avranno nel futuro”, concludendo che è necessario “richiedere alle persone e alle comunità il coraggio, la lungimiranza, la responsabilità e la volontà ad intraprendere percorsi di crescita”.
Andrea Lodi