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Gentile direttore la gestione della pandemia in tutti i suoi aspetti (basti pensare ai vari lockdown e al nodo vaccini) ha mostrato tutto il fallimento del federalismo sanitario. E' evidente che non esiste un piano unico europeo per la gestione della sanità, ma ancor più evidente è la mancanza di un coordinamento nazionale nel nostro Paese. Riprova ne è che in Italia solo per le vaccinazioni, ogni regione si è mossa autonomamente portando alla luce alcune sorprese non di poco conto. Basti pensare che la sanità d'eccellenza dell'Emilia Romagna ha dovuto cedere il passo a quella del Lazio che per numero di vaccinati e per gestione degli stessi è molto più avanti. Persino la Lombardia ha messo in atto un piano ben articolato per il recupero delle dosi in eccesso (al momento non ci risulta che la nostra Regione abbia fatto altrettanto).
Mancano le direttive e in un caso di pandemia globale il 'fai da te' non era proprio auspicabile. Se è vero che il Presidente Draghi, grazie anche ai suoi trascorsi da banchiere, non ama i social, non ama neanche le comunicazioni (e ci lamentavamo di Conte che gestiva tutto a suon di DPCM notturni ...) gli italiani stremati e preoccupati, forse si meritavano un po' più di rispetto. Nel caso delle morti a seguito dell'inoculazione del vaccino Astrazeneca, avrebbe fatto bene a tutti noi se Draghi si fosse presentato a reti unificate annunciando lo stop momentaneo del vaccino inglese almeno fino al report delle autopsie effettuate sulle vittime. Avrebbe di certo rassicurato molto più delle variegate opinioni di Istituti per il farmaco, epidemiologi, virologi, presidenti di regione, ecc... Perchè se è vero che siamo in Europa, è anche vero che molti Paesi europei si sono mossi proprio in questo senso. Coordinamento, trasparenza e comunicazione. Non chiediamo molto dopo tutto.
Anna Beatrice Borrelli
Redazione Pressa
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