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Scuola, con la pandemia docenti 'stanchi e ansiosi'
La Pressa
Ritardi strutturali, aumento dei carichi di lavoro, difficoltà nella Dad le criticità maggiori vissute e subite dai docenti a Mode nell'indagine Flc/CGIL e Ires
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La pandemia ha reso evidenti i ritardi strutturali e infrastrutturali di cui soffre la scuola: programmi di apprendimento, aule scolastiche, organici, maggiore arico di lavoro. Su questo ultimo punto questo ne hanno risentito crescita professionale, il carico di lavoro e la retribuzione. Mentre gli aspetti di maggiore soddisfazione riguardano la relazione con gli studenti, le famiglie, i colleghi di lavoro e la coerenza del lavoro con i propri interessi e le proprie passioni.
Sono alcuni aspetti emersi dall’indagine Ires Cgil Emilia Romagna “Pandemia e qualità del lavoro nella scuola in provincia di Modena” promossa dal sindacato Flc/Cgil e presentata presso la sede provinciale della CGIL di Modena da Claudio Riso, segretario sindacato Flc/Cgil Modena e Fabjola Kodra, ricercatrice Ires Cgil e Emilia Romagna.
Ma quali sono le condizioni che ora si dovrebbero creare o ricreare per favorire il lavoro dei docenti?
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L’indagine ha coinvolto 638 lavoratrici e lavoratori, in maggioranza donne (85,1%). Di questi, i docenti sono l’82,1%, il 17,9% sono collaboratori scolastici assistenti tecnici e amministrativi (Ata).
L’indagine ha coinvolto sia il personale a tempo indeterminato (76,2%) che quello con contratti precari. Lavora nella scuola da oltre 20 anni poco meno della metà degli intervistati (45,8%).
Approfondendo le relazioni interpersonali durante la pandemia il 40% degli intervistati ritiene che siano peggiorate soprattutto nei confronti di famiglie e studenti. Si evidenza un peggioramento delle relazioni interpersonali soprattutto negli uomini nel rapporto con gli studenti e i colleghi, nei più giovani e con meno anzianità lavorativa nel confronto con studenti e famiglie. Peggioramento più diffuso nella scuola secondaria di I grado e II grado nella relazione con gli studenti, e nella scuola primaria nella relazione con il dirigente.
Tra i punti di maggiore criticità si segnala un aumento dei carichi di lavoro secondo 85,1% degli intervistati e un aumento del tempo di lavoro secondo il 75,7%. In particolare, si segnala che più della metà degli intervistati, il 50,7%, registra una minore possibilità di poter scegliere i tempi del proprio lavoro, il 46,9% segnala meno possibilità di come poter organizzare il proprio lavoro, mentre il 39,5% denuncia meno possibilità di scegliere gli obbiettivi del proprio lavoro. Considerando che la maggior parte degli interessati sono docenti che svolgono lavoro intellettuale imperniato sulla libertà di insegnamento è evidente come gli effetti della pandemia abbiano modificato e limitato le caratteristiche della professione.
Molti hanno segnalato anche l’aumento del tempo di connessione per motivi di lavoro, come ad esempio e-mail, WhatsApp e altri strumenti digitali (69,8%), l’aumento delle pratiche burocratiche (67,7%) e la duplicazione delle attività da svolgere (64,7%).
Sul capito Dad (didattica a distanza), quasi la metà degli intervistati pensa che indebolisca l’autorevolezza dell’insegnante questo in particolare a causa dell’interferenza delle famiglie nello svolgimento dell’attività didattica. Pertanto, se la stragrande maggioranza degli intervistati, l’86,2%, riconosce che la Dad abbia rappresentato un’opportunità per riuscire a mantenere rapporti con gli studenti, il 76,8% denuncia però come la relazione con gli stessi sia stata meno empatica e spesso si sia dovuto procedere ad una sorta di improvvisazione a causa delle difficoltà di prevedere il tempo necessario per un’adeguata riprogrammazione della didattica come denuncia l’83,8% degli intervistati.
Rispetto ai temi della salute e sicurezza, metà degli intervistati (50,2%) lavora in condizioni ambientali disagiate (ambienti non adeguati, aule sovraffollate, difficoltà nei collegamenti…). Fisicamente è stanco il 69,8% e ansioso il 45,3%.
Sul riconoscimento sociale un dato che fa riflettere è quello degli insegnanti under 30 che si sentono meno valorizzati dalle famiglie e dalla società in generale.
Meno della metà (42,7%) ha partecipato a momenti formativi legati alla gestione dell’emergenza sanitaria.
Cosa chiedono per il futuro gli insegnanti e il personale della scuola? La maggior parte chiede un aumento degli stipendi, investimenti nelle strutture e infrastrutture nella scuola, assunzione stabile di nuovo personale, seguono investimenti per la formazione, risorse per progetti rivolti agli studenti più deboli e creazione di appositi spazi nella scuola per favorire progressivamente l’abbandono del lavoro da casa.
Redazione Pressa
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