Si prospettano quindi tempi duri per l'Italia e il Governo Meloni che al rientro dalla pausa estiva dovrà fare la legge di bilancio?
In realtà, le cose sono un po' diverse da come vengono raccontate dalla maggior parte dei media nei dibattiti da talk show e, per descrivere meglio lo stato delle cose ci siamo rivolti a Marco Pugliese, direttore di OpenIndustria, associazione di recente costituzione che riunisce imprenditori, docenti, analisti e portatori di interessi, che si pone come obiettivo la promozione della cultura industriale, e il dialogo con le istituzioni, partendo dalle basi della storia economica italiana, portando a conoscenza le nuove generazioni di figure come Enrico Mattei e Adriano Olivetti.
Abbiamo fatto una chiacchierata per capire meglio cos'è il debito pubblico e cosa realmente comporta nella nostra economia.Marco Pugliese, come stanno realmente le cose?
Il timore dominante è quello di un 'giorno del giudizio', in cui una generazione, estratta a sorte, sarà oppressa dall'inevitabile onere di un debito accumulato. Tuttavia, osservando la struttura dei titoli di Stato con le loro diverse scadenze, si delinea un quadro meno tetro.
Il debito pubblico non è una quindi una spada di Damocle imminente, bensì un insieme d’accordi tra uno Stato ed i suoi investitori. Ogni titolo rappresenta una promessa di rendimento basata sulla fiducia e sostenuta da beni tangibili. Un investitore, acquistando un titolo pubblico, sta essenzialmente estendendo un prestito allo Stato, aspettandosi una rendita in cambio, in un meccanismo analogo a un investimento in borsa'.Quindi realmente chi paga? 'Uno dei miti più persistenti è che le future generazioni saranno schiacciate dal debito pubblico. La realtà è più complessa: i titoli di debito possono essere rinnovati, venduti o liquidati alla scadenza, e lo Stato ha sempre la possibilità di emettere nuovi titoli. Come affermato da Vitor Constâncio, ex vice presidente della BCE: 'Il debito nazionale non è un peso per le generazioni future. È una partita di giro tra cittadini'.
Quindi le prospettive sarebbero un po' migliori rispetto a come vengono raccontate...'L’equilibrio tra debito e crescita economica è fondamentale. In tempi di recessione, un aumento del debito può essere necessario per stimolare l’economia. Viceversa, durante fasi di crescita, il debito può essere ridotto. Tuttavia, l’idea di un debito illimitato è un’illusione: esso deve essere sostenuto da un’economia sana e da politiche fiscali responsabili. Il debito pubblico non è una condanna, ma uno strumento che, se gestito con competenza (e qui serve una governance politica che pensi allo sviluppo), può sostenere lo sviluppo economico e il benessere delle generazioni future. La vera sfida sarà mantenere questo equilibrio, garantendo che gli investimenti odierni producano risultati tangibili e sostenibili per il domani; come investire in scuola e ricerca a debito stimola l’economia perché porta brevetti. Tagliare le spese di questo tipo è tagliare il futuro e costringere i giovani ad andarsene. Questo è il problema.
Inoltre bisogna evitare di ripetere le privatizzazioni come nel 1992 che indeboliscono il Paese nei suoi asset, fu solo depotenziata l’Italia industriale. Non per nulla il debito aggregato la somma di pubblico e privato, non fu scelto come parametro in Ue, che con queste regole terrebbe fuori il Giappone.
Guardando al contesto europeo, emergono diversi paradossi. I Paesi Bassi, ad esempio, nonostante le loro critiche all'Italia, sono sprofondati in un debito privato altamente preoccupante'.
Stefano Bonacorsi