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L'Emilia-Romagna, un tempo culla e laboratorio virtuoso delle imprese cooperative e dei modelli industriali basati sulla cooperazione, sta paradossalmente creando, e ormai da tempo, quell'humus ideale per la proliferazione di realtà in grado di minare, dall'interno, i principi ed i modelli fondanti della cooperazione stessa. Con migliaia di cooperative, false o spurie capaci di conquistare importanti fette di mercato in modo sleale, proponendo condizioni vantaggiose (forse 'troppo' vantaggiose) per i clienti, a scapito dei propri lavoratori.
Gli ultimi dati relativi all'anno 2018 sui risultati delle attività di controllo svolte dall'ispettorato del lavoro, vedono l'Emilia-Romagna al primo posto nella graduatoria delle peggiori regioni italiane nel settore delle cooperative di lavoro.
Su un totale di 3.311 cooperative ispezionate a livello nazionale, ben 1.986 sono risultate irregolari (equivalente a circa il 60% delle totali controllate).
Un universo di irregolarità che comprende direttamente 28.403 lavoratori.
In netto aumento anche rispetto al 2017. Di questi, ben 1.036 totalmente in nero.
Venendo all'Emilia Romagna, l'ispettorato del lavoro ha rilevato che con 2.442 lavoratori irregolari la regione è seguita solo dal Lazio a netta distanza, con 1.808, dalla Lombardia, con 1359, dal Veneto, con 1292 e dal Piemonte, con 1931
I settori merceologici maggiormente interessati sono il trasporto e magazzinaggio con 1.951 lavoratori, seguito da agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese, con 1927, e le costruzioni con 1.902. Numeri importanti che fotografano una realtà preoccupante che continua ad evolvere in negativo. E che già l'anno scorso aveva portato l'ispettorato del lavoro a lanciare una raccomandazione alle aziende invitandole a diffidare di realtà pseudo-imprenditoriali che propongono costi del lavoro così bassi da risultare evidentemente contrari alla legge.
I controlli, per contro, oltre ad evidenziare e perseguire irregolarità e reati hanno portato al recupero di contributi per un importo imponibile accertato pari a 61.180 mila euro anche in questo ambito, con un incremento del 15% rispetto al 2017, quando l'evasione contributiva fu di 53,21 milioni.
Redazione Pressa
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