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Il clima impazzito lascerà di sicuro un segno meno anche nella produzione di uva bianca e rossa in Emilia-Romagna. 'Si parte prima di Ferragosto, con la vendemmia dei bianchi base spumante, ossia Chardonnay, Sauvignon Blanc e Pinot.
È atteso un calo produttivo medio del 20-30% in Emilia-Romagna, con picchi fino al 40% nella zona del Lambrusco e nella Bassa Romagna, e differenze significative in base all'intensità di ondate di gelo, grandinate e siccità, che hanno colpito a macchia di leopardo il territorio regionale', spiega il presidente della sezione vitivinicola di Confagricoltura Emilia-Romagna, Mirco Gianaroli, la cui stima è rapportata alla super produzione dell'anno scorso che ha superato i 6,6 milioni di quintali (+14, 7% sul 2019). Secondo le previsioni dell'associazione, la vendemmia sarà di qualità nel piacentino seppur con una riduzione dei volumi stimata intorno al 15-20% a causa di eventi calamitosi improvvisi come la recente grandinata.
L'areale di Parma, sicuramente il più danneggiato dall'ultima tempesta, vede tuttavia risparmiata buona parte della pedecollina che ospita il maggior numero di vigneti, in primis la Malvasia di Candia, Ancellotta e Lambrusco, che hanno comunque subito una perdita del 15% circa. Nel reggiano, la raccolta partirà in ritardo di almeno dieci giorni con un crollo di produzione vicino al 25% sia per il Lambrusco che per l'Ancellotta (vitigno molto diffuso in provincia), per via delle gelate primaverili e della crisi idrica tuttora in corso. In linea con Reggio, anche Modena conferma la scarsa produzione. A risentirne di più è la collina dove persiste la carenza d'acqua.
Soffre, in particolar modo, il Lambrusco Grasparossa, peraltro già fiaccato dalle gelate di aprile, fino a mettere in preventivo una riduzione del 30-35%.
In provincia di Bologna ci si aspetta un calo del 20% e forse anche più per il Pignoletto, tra gelate, grandine e siccità, con danni ingenti alle produzioni nelle zone di Malalbergo, Altedo e Baricella, in alcune aziende persino del 80-90%. Nella Bassa Romagna, e nel ravennate, si stima mediamente un deficit produttivo del 30-40% per quei viticoltori che ai danni delle gelate primaverili devono sommare quelli della grandine e per chi sta ancora fronteggiando la crisi idrica nei vigneti non irrigati della collina faentina. Ad accusare il colpo più pesante è il Trebbiano. Quanto alle quotazioni, il Lambrusco registra incrementi tali da sfiorare il +50% sul vino sfuso. Il trend in aumento è confermato anche per le uve del 2021. 'Non vogliamo neanche immaginare un nuovo stop alla ristorazione, alle enoteche ai wine-bar, dovuto all'incognita della variante Delta: oltre la metà delle 17.000 aziende viticole di piccole-medie dimensioni, presenti sul territorio, si trascina dietro un fatturato 2020 decurtato suppergiù del 60%', ammonisce il presidente regionale di Confagricoltura, Marcello Bonvicini.
Redazione Pressa
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