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Secondo il Rapporto sulla Ricchezza Globale 2024 (Global Wealth Report) realizzato da UBS, lo 0,7% della popolazione del pianeta, appartenente alla categoria dei “ricconi”, detiene il 40,4% della ricchezza mondiale.
Numeri alla mano, nel 2021 la ricchezza mondiale ammontava a circa 530 trilioni di dollari (vale a dire 530 mila miliardi), e lo 0,7% della popolazione mondiale (che ha raggiunto quota 7,8 miliardi di persone), vale a dire 58 milioni di ricconi, detiene 214 trilioni di dollari della ricchezza mondiale.
Di questi, quattordici miliardari possiedono quasi 2.000 miliardi di dollari di ricchezza, praticamente il PIL italiano, con una ricchezza media pro-capite di poco superiore ai 140 miliardi di dollari.
In seconda fila troviamo altri dodici miliardari con un patrimonio individuale compreso tra i 50 e i 100 miliardi di dollari, che aggiunti a quelli del primo gruppo sommano una ricchezza complessiva di circa 2.
800 miliardi di dollari, con un patrimonio medio pro-capite di poco superiore a 100 miliardi di dollari.
Vale a dire che ventisei persone detengono lo 0,5% della ricchezza mondiale, contro 1,5 miliardi di persone che hanno un patrimonio non superiore ai 10.000 dollari. Stiamo parlando del 19,1% della popolazione mondiale.
Dati impressionanti, non c’è che dire. Antonio Guterres, attuale segretario generale delle Nazioni Unite, nel 2020, durante una lezione in videoconferenza in occasione dell’anniversario di nascita dell’oppositore al regime dell'apartheid in Sudafrica, Nelson Mandela, affermò: “la disuguaglianza è un tratto particolare dei nostri tempi. Oltre il 70% della popolazione mondiale vive in condizioni della crescente disuguaglianza in ottica di redditi e ricchezza. Alle 26 persone più ricche del mondo appartiene lo stesso patrimonio che alla metà della popolazione mondiale”. Dal Rapporto infatti si evince che “la percentuale di adulti nella fascia di ricchezza più bassa, sotto i 10.
000 dollari, si è quasi dimezzata tra il 2000 e il 2023, con la maggior parte di queste persone che si è spostata nella seconda fascia, molto più ampia, compresa tra i 10.000 e i 100.000 dollari”. Un dato positivo, senz’altro, ma che riguarda soltanto alcune aree specifiche del pianeta, quelle con “economie avanzate e più mature”, e determinate classi sociali. A conferma delle parole di Antonio Guterres, nel Rapporto si legge: “nonostante nelle economie in rapida crescita la disuguaglianza tenda ad aumentare nel corso degli anni, questa si è ridotta in diverse economie avanzate e più mature e, a livello globale, il numero di adulti nella fascia di ricchezza più bassa è in costante diminuzione, mentre tutte le altre sono in continua espansione”.
I Paesi che hanno registrato una crescita maggiore sono quelli dell’Area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) e dell’Area APAC (Area Pacifico). Infatti i Paesi con maggiore crescita “media” distinte per aree geografiche e in ordine di posizione in classifica, sono:
Area Apac: Hong Kong (3°), Australia (5°), Nuova Zelanda (7°), Singapore (8°), Taiwan (16°)
Area Emea: Svizzera (1°), Lussemburgo (2°), Danimarca (6°), Norvegia (9°), Belgio (11°), Olanda (12°), Regno Unito (13°), Francia (14°), Svezia (15°)
E L’Italia? Il “bel Paese” si posiziona al 24° posto della classifica su 25. In pratica in penultima posizione, prima del Qatar. In alto lo schema di riepilogo.
Disparità sociale
Guardando lo schema sopra riportato, confrontando le due diverse classifiche, quella a sinistra con la ricchezza “media” e quella a destra con la ricchezza “mediana”, si evidenzia una palese differenza tra le due classifiche. Ad esempio l’Italia passa dal 24° posto della classifica media al 13° posto della classifica mediana. Così come gli Stati Uniti che passano dalla 4° posizione della classifica media al 14° posto della classifica mediana. Che cosa sta a significare questa differenza?
Significa che la classifica cambia se si guarda alla ricchezza media anziché a quella mediana. Quest’ultima rappresenta la ricchezza del cittadino che occupa la posizione centrale nella distribuzione dei patrimoni di tutti. Il confronto tra le due classifiche è significativo. Mostra la ripartizione della ricchezza tra i cittadini: più il patrimonio mediano è vicino a quello medio, più la ricchezza è distribuita in modo equo; più i due valori sono distanti, più la ricchezza si concentra nelle mani di pochi, ed evidenzia pertanto una disparità sociale.
Ma chi sono i nuovi paperoni del pianeta?
I paperoni del pianeta cambiano posizione in classifica, ma sono sostanzialmente sempre quelli. I primi dieci in classifica, secondo il Report 2024 di Forbes, sommano un patrimonio complessivo di 1.552 miliardi di dollari, con gli americani che occupano ben 7 posizioni con il 65% del patrimonio, come evidenziato nello schema di riepilogo che segue:
Bernard Arnault 233 miliardi di dollari
Elon Musk 195 miliardi di dollari
Jeff Bezos 194 miliardi di dollari
Mark Zuckerberg 177 miliardi di dollari
Larry Ellison 141 miliardi di dollari
Warren Buffett 133 miliardi di dollari
Bill Gates 128 miliardi di dollari
Steve Ballmer 121 miliardi di dollari
Mukesh Ambani 116 miliardi di dollari
Larry Page 114 miliardi di dollari
Per trovare degli italiani dobbiamo scorrere la classifica fino al 26° posto dove troviamo Giovanni Ferrero (43,8 mld di $), ed al 65° posto Andrea Pignataro (27,5 mld di $), bolognese, CEO del Gruppo ION operante nel settore dell’informatica.
Andrea Lodi