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E' stata derubricata dal giudice come incidente sul lavoro la violenza sessuale subita da una dottoressa mentre prestava servizio notturno alla Guardia medica di Trecastagni, vicino a Catania. La donna, 51 anni, è stata stuprata per ore da un 26enne che si è introdotto nei locali fingendosi bisognoso di cure. A 10 giorni dalla violenza, la donna esprime tutto il suo dolore per quello che definisce un secondo stupro: 'Sono stata violentata anche dalle istituzioni. Il sangue mi ribolle nelle vene come la lava dell'Etna, sono arrabbiata per quello che mi è successo, ma non solo per le violenze subite'. La denuncia lanciata dalla dottoressa è durissima perché tira in ballo quelle istituzioni che hanno 'derubricato lo stupro a infortunio sul lavoro'. 'Così - ha tuonato - mi hanno umiliato'.
La dottoressa ha parlato di fronte ai suoi colleghi: 106 presidenti degli Ordini dei medici, riuniti nel Consiglio della loro Federazione nazionale (Fnomceo) e 106 presidenti delle Commissioni albo odontoiatri, insieme in assemblea plenaria nella sua Sicilia, a Giardini Naxos (Messina). 'Quella della sicurezza è solo la punta dell'iceberg - ha spiegato - noi medici abbiamo perso la dignità. La nostra professione si è snaturata, è diventata una cosa che non è più essere medico, è soffocata dall'affanno di evitare le denunce, di seguire pedissequamente i protocolli. Sfugge un concetto fondamentale: noi dobbiamo curare le persone'. 'Ho intrapreso questa strada per passione - ha raccontato - anche la scelta di fare la guardia medica non è stata un ripiego, è stata una decisione consapevole proprio perché volevo essere in prima linea, vicina alle persone che soffrono'.
Redazione Pressa
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