Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
'Dai toni da guerriglia che sui social anticipavano la trasferta piacentina dei centri sociali modenesi, al violento e vigliacco pestaggio di un carabiniere, ne abbiamo a sufficienza per azzardare qualche analisi piu' approfondita, fuori dal buonismo e dalle psicoballe dei sociologi politicizzati di turno - afferma Aimi -. Il filo rosso che lega Modena agli ultimi atti di violenza e di eversione è confermato.
Le indagini sui gravi fatti di Piacenza fanno emergere, ancora una volta, il ruolo da protagonisti di pericolosi gruppi organizzati gravitanti nell'area antagonista che hanno le loro basi logistiche anche all'ombra della Ghirlandina. Qui c'è un brodo culturale ed ideologico di cui alimentarsi e un clima ideale in cui muoversi. Non è bastato l'omicidio Biagi, partito dal pedinamento di Modena e conclusosi a Bologna? Non è bastato l'attentato incendiario a la Terra dei Padri? Non sono bastati gli scontri ed i danneggiamenti provocati durante le manifestazioni sullo Ius Soli? Non è bastato l'attacco al monumento ai caduti lo scorso IV Novembre? Non bastano i volantini deliranti affissi ai muri della città che inneggiano alla violenza? E oggi non basta nemmeno il pestaggio ad un Carabiniere? Cosa deve succedere affinché questi fanatici vengano finalmente fermati?'
'La misura è colma, i segnali ci sono tutti e non lasciano presagire nulla di buono per il futuro. Modena deve reagire e condannare apertamente questi gruppi che non solo inneggiano ma praticano apertamente la violenza e l'eversione, contando su di una legittimazione ricevuta da un semplice e dichiarato antifascismo militante, utile solo a coprire un disagio che é anche culturale. Inutile girarci intorno, chi ha vissuto gli anni di piombo sa che è in quel clima che sono nate e cresciute le Brigate Rosse. Iniziamo col dire dunque una cosa ovvia: se aggredisci in quel modo un appartenente alla forze dell'ordine, o metti a ferro e fuoco una città, finisci in 'gatta buia' - chiude Aimi -. Se sei recidivo ci rimani almeno fino a che non ti e' passata definitivamente la voglia di fare il matto violento e giocare alla rivoluzione sulla pelle degli altri. Rispetto e gratitudine alle forze dell'ordine, nessuna giustificazione a violenti e fanatici, ebbri di ideologie antiche, fallite, malate e pericolose'.