Tutto era cominciato poco dopo le 18, durante la discussione di un’interrogazione presentata dal consigliere PD Alberto Bignardi, in merito alla legittimità di alcuni manifesti pro-life e anti-aborto affissi in città. La risposta dell’assessore Camporota, ritenuta soddisfacente soprattutto dal centrodestra, aveva confermato la regolarità delle affissioni, sostenendo che, trattandosi di comunicazione sociale, godevano di maggiore libertà espressiva rispetto a quelle commerciali. Tutto confermato da una verifica dell'organismo di controllo deputato appunto a valutare i contenuti delle affissioni in relazione ai regolamenti è alla normativa vigente. Una lettura che è piaciuta soprattutto al centro destra. A partire dal consigliere Luca Negrini che dopo aver chiesto la trasformazione interpellanza necessario per aprire un dibattito di merito, ha espresso la propria soddisfazione sottolineando quanto la risposta di merito 'sconfessasse' di fatto i contenuti dell'interrogazione presentata dal consigliere Bignardi.
Il consigliere Negrini ha appena concluso l'intervento quando dalle file del PD, parte la frase incriminata.
Quando i lavori riprendono, è il consigliere Federica di Padova a prendere per prima la parola: ammette di aver pronunciato la frase e si scusa pubblicamente, più volte con i diretti interessati bersaglio delle accuse e con l'intero consiglio comunale. Precisa però di aver ricevuto anch’ella offese verbali, tra cui un “stai buona” proveniente dai banchi dell’opposizione. La tensione si stempera con l’intervento dello stesso Negrini che, al plurale, accoglie le scuse, riconoscendo a sua volta di aver usato espressioni inappropriate. “Mi impegno a non ripeterlo”, ha detto.
A chiudere la lunga parentesi polemica è stato il presidente del Consiglio Carpentieri, che ha condannato senza mezzi termini la frase “Tornate nelle fogne”, ribadendo l’importanza del rispetto istituzionale e richiamando formalmente tutti i consiglieri al rispetto dell'aula, del Consiglio Comunale e del suo stesso ruolo di presidente in considerazione del fatto che anche in quella seduta si era generato un botta e risposta diretto tra i consiglieri, che aveva bypassato le normali procedure che vedono nel diritto del presidente concedere di volta in volta la parola ai singoli. “Il ruolo del Consiglio merita decoro, anche quando i microfoni sono spenti – ha detto –. Non possiamo permettere che prevalga un clima di scontro permanente”.
Il presidente ha inoltre ricordato la lettera inviata settimane fa ai consiglieri, con l’invito a moderare i toni, soprattutto alla luce dei frequenti episodi di tensione registrati nelle ultime sedute di maggio e giugno. Una tregua, quella seguita alla missiva, che sembrava aver riportato la calma, ma che ora appare già un lontano ricordo.
Gi.Ga.