Cambiamenti climatici? Forse. Ma attrezziamoci per scongiurare effetti
MIRANDOLA CARLO BASSOLI SINDACO
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Cambiamenti climatici? Forse. Ma attrezziamoci per scongiurare effetti

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Un ulteriore riscaldamento intensificherà lo scioglimento del permafrost, la perdita della copertura nevosa stagionale, lo scioglimento dei ghiacciai


Cambiamenti climatici? Forse. Ma attrezziamoci per scongiurare effetti
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Il tema “arroventato” di questi giorni afosi, con parti del mondo che bruciano e altre che si desertificano, è il cambiamento climatico. L’ONU lancia l’ennesimo avvertimento, che in alcuni produce una seria preoccupazione e in altri una dubbiosa credibilità su quanto affermato.

Cosa dicono questi esperti del clima dell’Organizzazione delle Nazioni Unite? Questo l’allarme: se non ci saranno riduzioni immediate e su larga scala delle emissioni di gas serra, così da limitare il riscaldamento globale, le conseguenze saranno catastrofiche con ondate di calore, inondazioni e forti precipitazioni in tutte le regioni.

A Gineva è stato appena presentato il “Climate change 2021: the Physical Science Basis”, prima parte del sesto rapporto dell’IPCC- il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico redatto da 234 autori, con 14mila citazioni e oltre 78mila commenti di esperti e governi – che ha scatenato l’attenzione di tutti i media.



Nel rapporto del 2018, l’IPCC aveva indicato nel 2030 la scadenza per impedire alla Terra di raggiungere gli 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali; in quello del 6 agosto 2021, gli esperti rilevano cambiamenti nel clima in tutto il sistema, con alcuni dati inconfutabili come il continuo aumento del livello del mare con un innalzamento, dal 1901 al 2020, di 20 centimetri. Questo aumento è stato vertiginoso dal 2006 al 2018.

Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono state le più alte degli ultimi 2 milioni di anni, così come le concentrazioni di metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) sono le più alte degli ultimi 800mila anni.

Senza massicci interventi di riduzione, affermano questi esperti, la temperatura superficiale media sarà probabilmente più alta in questo secolo di quasi 2 gradi.

Detta così, non pare un dato che debba gettarci nel panico, ma dalle analisi del rapporto emerge che dovremo attenderci un incremento nel numero di ondate di calore anche in Paesi solitamente con estati dalla temperatura moderata; a cio dobbiamo sommare stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi.

Se il riscaldamento globale raggiungesse i 2°C, si verificherebbero seri guai per l’agricoltura, che dovrebbe contrastare la desertificazione per mancanza d’acqua. Ma la temperatura non è l’unico elemento: sono in gioco anche i valori dell’umidità, i venti, la neve e il ghiaccio, nelle aree costiere e negli oceani.

I cambiamenti climatici stanno intensificando il ciclo dell’acqua con piogge e inondazioni più frequenti e intense; a queste si deve aggiungere la presenza di eventi atmosferici insoliti, come trombe marine e tornadi, in zone raramente colpite in precedenza e, per le aree costiere, un continuo aumento del livello del mare, con inondazioni nelle coste più frequenti e gravi, specialmente nelle aree basse come l’Olanda.

Un ulteriore riscaldamento intensificherà lo scioglimento del permafrost, la perdita della copertura nevosa stagionale, lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare e la perdita del ghiaccio marino artico estivo.

Insomma, non ci attende nulla di buono, secondo l’IPCC, ai quali alcuni rispondono che la catastrofe imminente è già stata annunciata tante volte nel passato e nulla di quello previsto e è mai avvenuto.

A onor del vero, occorre dire che il comitato IPCC non è un organismo scientifico, come generalmente si ritiene, ma politico: è un organismo intergovernativo sotto l’egida dell’ONU. Al suo interno ci sono scienziati, ma la maggioranza dei collaboratori ha carattere politico, tant’è vero che l’attuale presidente è il sud-coreano Hoesung Lee (in carica dal 2015), che è un economista.

Il suo predecessore, Rajendra Pachauri (2002-2015), era un ingegnere.

Peraltro, l’IPCC non produce lavori scientifici propri, ma semplicemente sintetizza alcuni studi esistenti sul clima e scelti. È dal 1990 che l’IPCC produce rapporti di valutazione e lo scopo è sempre politico: si crea l’allarme clima per spingere i governi a prendere le decisioni volute e convincere l’opinione pubblica ad accettarle.

Come è semplice capire, la matassa è aggrovigliata: chi ha ragione? Dove si trova la verità?

Difficile dirlo, ma c’è un elemento indiscutibile e che riguarda specificatamente la nostra Penisola. Gli eventi atmosferici eccezionali, come grandine e piogge torrenziali, si sono intensificati e ogni volta creano danni enormi in una terra che dalle Alpi agli Appennini ha le catene montuose a costituirne la spina dorsale. Le precipitazioni si disperdono immediatamente in mare, trascinando con sé tutto ciò che incontrano sulla loro strada, paesini compresi.

In contrasto con ciò, abbiamo aere dell’Italia, collocate nel Sud, che soffrono d’approvvigionamento d’acqua, con l’agricoltura agonizzante e anche gli abitanti in seria difficoltà, spesso costretti a rifornirsi da botti per poter usufruire di acqua potabile.

Ora, la soluzione esiste, ma si dovrebbe avere la volontà politica per attuarla e i finanziamenti necessari. Questa soluzione è coinvolgere il CNR per verificare la possibilità di dighe e bacini idrici artificiali su tutto il territorio e poi procedere alla loro costruzione, collegata alla produzione di energia elettrica pulita mediante le centrali idroelettriche anche a caduta forzata.

In questo modo, e riattivando anche le centrali già esistenti, si governerebbero le acque, l’agricoltura non avrebbe più da temere la siccità, produrremmo energia rinnovabile e pulita e anche l’occupazione ne trarrebbe beneficio con la costruzione delle dighe e la gestione delle centrali.

Utilizzare una parte dei fondi europei per questa impresa, sarebbe cosa opportuna, apparterrebbe alla nobiltà della politica, ad una visione da statista, lontana dalle goldoniane “baruffe chiozzotte” dei salotti televisivi e dei social.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegna

Visiting Professor London Performing Academy of Music di Londra. Docente di Formazione Corale e del master in Musica e Cinema presso Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi Tonelli..   Continua >>


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