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L'intera campata centrale lunga circa 80 metri, dove scorre la carreggiata sospesa nel vuoto per circa 50 metri sulla valle del Rio Torto, poggiano su zoccoli di cemento armato ricavati come gradini alle estremità delle braccia dei due piloni principali dell'infrastruttura, uno dei quali particolarmente ammalorato ed eroso dagli agenti atmosferici ai quali continua ad essere esposto, con evidenti danni ben visibili anche ad occhi non esperti. Cavità nel cemento armato, struttura di acciaio dei blocchi portata alla luce dall'erosione ed arruginita dall'esposizione, fessurazioni, e distaccamento anche degli intonaci e delle stuccature legate a precedenti lavori di manutenzione. Stiamo parlando del viadotto sulla strada Nuova Estense, ritornato all'attenzione dell'opinione pubblica dopo i fatti di Genova. Si tratta del viadotto più grande ed imponente dell'intera provincia di Modena, anche per importanza funzionale visto che, insieme alla nuova Estense di cui è tratto, garantisce l'unico collegamento viario veloce, con le caratteristiche di una superstrada, dalla montagna alla pianura.
Inaugurato nella prima metà degli anni 80, e dopo pochi anni passato alla competenza all'Anas, è diventato insieme all'intera Nuova Estense, alternativa alla Giardini nel collegamento con Serramazzoni, Pavullo e l'intero Frignano, sempre più strategico e fondamentale per il trasporto delle merci, oltre che per il traffico veicolare. Sospesi a 50 metri di altezza per centinaia di metri, transitano ogni giorno migliaia di veicoli, Tir compresi. Un flusso di traffico importante che in vista dell'ormai avvenuto importante ampliamento della zona industrale di S.Antonio di Pavullo, non potrà altro che aumentare.
Nei giorni scorsi le segnalazioni di alcuni cittadini avevano portato l'attenzione sull'erosione impressionante che ha consumato parte della base in cemento armato di uno dei piloni principali.
Che al di la delle rassicurazioni dei tecnici sulla sicurezza strutturale dell'intero pilone ancorato a fondazioni in perfetto stato di manutenzioni che ancorano il pilone stesso alla roccia sottostante, impressionano almeno perché simbolo di un'opera di ristrutturazione e di manutenzione che non su quel punto non è stata fatta da anni, e che in periodi come questi potrebbe essere svolta.
Ciò detto, l'aspetto che più ci ha impressionato (sempre premettendo che il nostro sguardo è quello di profani, e siamo ben lontani dal volere esprimere valutazioni tecniche e tantomeno strutturale), lo stato di degrado dello zoccolo sul quale, alle estremità del braccio di uno dei due piloni principale, poggia l'intera campata centrale, sulla quale scorre la carreggiata. Sospesa in un vuoto di circa 50 metri per una lunghezza di circa 80. I segni dell'erosione degli agenti atmosferici sono evidente. Con la struttura d'acciaio del cemento armato scoperta, con profonde cavità e fessurazioni nel cemento armato e con i segni del distacco anche di precedenti lavori di manutenzione. Sarà Anas, competente per l'opera, a dovere valutare (e vogliamo credere che nei controlli trimestrali che dovrebbero essere cadenzati ed eseguiti per un'opera di questo tipo), i potenziali effetti di tale erosione in termini strutturali. Qui ci limitiamo a proporre le immagini, commentate, che abbiamo raccolto sul posto.
Redazione Pressa
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