Eppure, nonostante il fenomeno rappresenti ancora un dramma, la discussione sul tema, a Modena, è scemata, soprattutto a livello istituzionale. Mai come quest'anno, quando anche la giornata annuale, mondiale, contro le mutilazioni genitali, il 6 febbraio scorso, è passata senza appuntamenti particolari, anzi senza appuntamenti.
Le Mutilazioni Genitali Femminili sono una forma di violenza che calpesta i diritti di bambine e giovani donne, mettendo a rischio la loro salute fisica e psicologica. Almeno 200 milioni di ragazze e donne vivono oggi nel mondo con le cicatrici di qualche forma di mutilazione genitale subita nel corso della propria vita. 'Le mutilazioni genitali femminili - ha affermato Sandra Zampa, intervenuta alla Conferenza nazionale “Salute globale per la tutela delle donne: è possibile eradicare le Mutilazioni Genitali Femminili?” svoltasi al Ministero della Salute il 6 febbraio scorso, vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e i 14 anni di età. La pratica può causare complicanze a breve, medio e lungo termine, tra cui dolore cronico, infezioni, aumento del rischio di trasmissione dell’HIV, ansia e depressione, complicazioni al momento del parto, infertilità e, nei casi peggiori, la morte”.
Le donne e le ragazze coinvolte
Circa 250 milioni di ragazze e donne viventi oggi sono state sottoposte a MGF; ma i tassi di MGF sono in aumento, un riflesso della crescita della popolazione globale. Le MGF sono diffuse prevalentemente nell'Africa sub-sahariana e negli Stati arabi, ma anche in alcuni paesi dell'Asia, dell'Europa orientale e dell'America Latina. E’ probabile che 68 milioni di ragazze saranno infibulate tra il 2020 e il 2030 in 25 paesi in cui la MGF è praticata abitualmente. Solo nel 2020, circa 4,1 milioni di ragazze potrebbero essere sottoposte a questa pratica. “Tanto è stato fatto per salvaguardare la dignità e l’integrità fisica e psicologica delle donne, ma è ancor più quello che va fatto. Infatti se ad oggi il numero delle MGF è in continuo aumento, probabilmente dobbiamo chiederci se non abbiamo sbagliato qualcosa nelle modalità di contrasto che abbiamo sino ad oggi adottato e ripensare globalmente le strategie migliori per eradicare questa vergognosa pratica. Un mondo – ha affermato il prof. Morrone – in cui le donne non sono libere, non è un mondo libero e giusto”.Il fronte internazionale e quello italiano
Oltre al contrasto della pratica delle mutilazioni genitali femminili e alla realizzazione di un'attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche, la Legge 7/2006 prevede lo stanziamento di fondi per la formazione del personale sanitario. Fino al 2009 lo stanziamento era pari a 2,5 milioni di euro annui, scesi fino a circa 174.463 euro nel 2018. Un'integrazione delle risorse ha consentito di riportare lo stanziamento annuale a 500.000 euro. Cifra ancora ben lontana da quella di dieci anni fa, quando il fenomeno era, anche a Modena, al centro del dibattito. Un fenomeno che pone un problema non solo sanitario ma anche sociale enorme, considerati i risvolti di una pratica che, vietata in Italia, viene svolta, per migliaia di donne, in assoluta clandestinitàNella foto, l'immagine della locandina che ha accompagnato le iniziative del 6 febbraio scorso
