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Tav, i 5 Stelle cosìtornano alla opposizione con la coda tra le gambe

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I pentastellati scendono dal ring con la coda tra le gambe mentre tutte le forze politiche favorevoli alla costruzione della ferrovia (in particolare la Lega di Salvini) cantano vittoria


Tav, i 5 Stelle cosìtornano alla opposizione con la coda tra le gambe
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Il Senato ha respinto la mozione del Movimento 5 Stelle contraria alla costruzione della Tav Torino-Lione. 110 i voti favorevoli e 181 i contrari. Maggioranza spaccata: la Lega vota contro la mozione degli alleati di governo. Altre mozioni, in cui si dichiarava la volontà di fare la Tav, sono state approvate, con i Cinque Stelle che sono stati messi all'angolo.


La diatriba interna alla maggioranza relativa all'alta velocità Torino-Lione, che si trascina da troppi mesi, sembra finalmente giunta a conclusione. I pentastellati scendono dal ring con la coda tra le gambe mentre tutte le forze politiche favorevoli alla costruzione della ferrovia – in particolare la Lega del vicepremier Matteo Salvini – cantano vittoria.


Affermare che la Tav si farà potrebbe essere eccessivo, considerando che è da decenni che si discute di questa opera infrastrutturale e il suo completamento è ancora molto lontano.

In ogni caso, si può affermare con certezza che il governo Conte è favorevole alla costruzione della ferrovia.


Il dato più interessante di questa infinita vicenda è di natura politica. I Cinque Stelle hanno rinunciato a un altro dei loro cavalli di battaglia. Dopo mesi di tira e molla con la Lega, dopo mesi di discussioni e analisi costi-benefici, dopo aver dichiarato pubblicamente innumerevoli volte che fino a quando fossero rimasti al governo la Tav non si sarebbe fatta, il presidente del consiglio Giuseppe Conte – che è un esponente dei Cinque Stelle, vale la pena sottolinearlo – ha affermato che rinunciare alla Tav costerebbe più che completarla.


Dopodiché i pentastellati hanno tentato di salvare la faccia portando la questione in Senato. Ma la frittata ormai era fatta. Essi sono tornati all'opposizione quando il parlamento era l'unica sede in cui potevano far valere le loro istanze.

Peccato che ora il Movimento 5 Stelle sia un partito di governo. Da quando gestiscono le leve del potere, i pentastellati hanno fatto una serie di compromessi molto dannosi. È vero il reddito di cittadinanza è stato fatto, come anche la legge spazzacorrotti, mentre l'onestà è, forse, l'unico pilastro identitario rimasto in piedi. Allo stesso tempo però hanno acconsentito a fare il gasdotto Tap in Puglia; hanno deciso, in modo molto discutibile, di evitare che Salvini andasse a processo per il caso Diciotti mentre l'Ilva è ancora aperta. Infine la Tav, ultima (per ora) di una serie di promesse non rispettate da un Movimento che ha già pagato alle elezioni europee la sua subalternità all'agenda leghista e il suo dilettantismo politico. Giorno dopo giorno la maggioranza palesa i suoi sempre più aspri dissidi interni nell'attesa che qualcuno infine stacchi la spina. Quanto sarà caro il prezzo che i Cinque Stelle pagheranno alle prossime elezioni politiche?


Messi di fronte alla complessità delle questioni di cui si erano fatti portabandiera, i pentastellati da un lato hanno pagato l'intransigenza della loro agenda politica, dall'altro hanno adottato un comportamento irrazionale tale per cui non hanno salvaguardato i rapporti di forza interni alla maggioranza sanciti dal voto del 4 marzo 2018. La situazione è sfuggita di mano e pur avendo circa il doppio dei seggi della Lega i pentastellati appaiono succubi di quest'ultima.


E così sono tornati all'ovile parlamentare, unica sede in cui riescono a far sentire la propria voce solo quando ormai è troppo tardi. Quando però un partito di governo è costretto a causa delle sue stesse mancanze ad andare in parlamento per farsi valere, forse dovrebbe chiedersi quanto ne valga la pena di continuare un'esperienza governativa che finora ha prodotto solo un grave calo dei consensi.


Massimiliano Palladini

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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