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Mafia, Brusca chiede i domiciliari. Maria Falcone: no

Mafia, Brusca chiede i domiciliari. Maria Falcone: no

Salvini, Lega: Brusca ai domiciliari? In galera fino alle fine dei suoi giorni, non facciamo rivoltare nelle loro tombe i troppi morti per mano della mafia


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Giovanni Brusca, condannato per la strage di Capaci del 23 maggio 1992 in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta, ha fatto ricorso alla Corte di Cassazione per chiedere di scontare la pena residua ai domiciliari. Lo scrive il ‘Corriere della Sera’ che dà notizia del ricorso avanzato dai legali dell’ex boss, oggi collaboratore di giustizia, contro la decisione del Tribunale di sorveglianza che ha negato i domiciliari.

“Un assassino, il killer della strage di Capaci, un mafioso libero di tornare a casa? Ma stiamo scherzando? In galera fino alla fine dei suoi giorni, non facciamo rivoltare nelle loro povere tombe i troppi morti per mano della mafia”. Lo scrive su facebook Matteo Salvini, leader della Lega.

“Fermo restando l’assoluto rispetto per le decisioni che prenderà la Cassazione, voglio ricordare che i magistrati si sono già espressi negativamente due volte sulla richiesta di domiciliari presentata dai legali di Giovanni Brusca”. Lo sottolinea Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone e presidente della Fondazione che porta il nome del magistrato assassinato dalla mafia, in merito alla notizia della richiesta di arresti domiciliari avanzata dai legali
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di Giovanni Brusca, l’uomo che innescò l’esplosione che uccise Falcone, la moglie e la scorta.

“Il tribunale di sorveglianza di Roma, solo ad aprile scorso, negandogli la scarcerazione- prosegue Maria Falcone- ha avanzato pesantissimi dubbi sul suo reale ravvedimento. Mi limito a citare la motivazione del provvedimento in cui il tribunale, testualmente, ha scritto che non si ravvisava in Brusca ‘un mutamento profondo e sensibile della personalità tale da indurre un diverso modo di sentire e agire in armonia con i principi accolti dal consorzio civile'”. 

“Ricordo ancora – aggiunge – che Giovanni Brusca proprio grazie alla collaborazione con la giustizia ha potuto beneficiare di premialità importanti: oltre a evitare l’ergastolo per le decine di omicidi che ha commesso, tra questi cito solo quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido a 15 anni, ha usufruito di 80 permessi. Il suo passato criminale, l’efferatezza e la spietatezza delle sue condotte e il controverso percorso nel collaborare con la giustizia che ha avuto luci e ombre, come è stato sottolineato nel tempo da più autorità giudiziarie, – conclude – lo rendono un personaggio ancora ambiguo e non meritevole di ulteriori benefici”.

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