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Il sogno di acquistare casa rappresenta, non di rado, un sogno per la maggior parte degli italiani, che vedono in essa il nido dove trascorrere una parte del proprio tempo per rilassarsi lontani dalle incombenze della vita quotidiana. Quell’oasi di tranquillità da condividere con la persona che si ama e i propri figli, che per vedere la luce richiede, nella maggior parte dei casi, sacrifici non indifferenti.
I soggetti che diventano proprietari di casa, infatti, realizzano questo “sogno” accendendo un mutuo, la cui durata varia da 10 a 30 anni. Un impegno mensile che, giocoforza, grava sul bilancio delle famiglie italiane, che contraggono questo debito con un istituto di credito e devono rimborsarlo, poi, per ritenersi, a tutti gli effetti, “proprietari” dell’immobile.
Tasso fisso o variabile: la scelta è molto soggettiva
Quando si contrae un mutuo, la prima scelta è quale tipologia sottoscrivere. Ne esistono di svariati tipi. Ma, in buona sostanza, la maggior parte dei finanziamenti ipotecari si divide in due categorie: fisso o variabile. Quale sia, tra le due, la migliore soluzione è molto soggettiva. L’aspetto emotivo, infatti, ha un’incidenza non indifferente.
Il mutuo a tasso fisso garantisce una rata costante e duratura, consente, in altre parole, di stabilire un impegno fisso pluriennale. Una soluzione congeniale per tutte quelle persone che desiderano gestire la propria economia domestica senza alcun imprevisto, certi, ogni mese, di quale sarà la rata da dover corrispondere all’ente erogatore.
Questa opzione, per molti risparmiatori estremamente comoda, ha tuttavia un “prezzo”. Basta comparare le offerte di qualsiasi istituto di credito/finanziaria per comprendere che, nel momento in cui si decide di accendere un mutuo, il tasso variabile è più basso rispetto al fisso. D’altro canto, come dice la parola stessa, il “variabile” non presenta una rata fissa e costante, aumenta o diminuisce in base all’andamento dell’indice al quale è collegato.
Nei mutui a lunga gittata, quindi, consente di beneficiare di un potenziale minor esborso alla voce “interessi”, ma richiede che il contraente accetti fasi in cui, a causa dell’aumento dei tassi da parte della BCE, la rata possa aumentare in modo significativo. Basta riavvolgere il nastro della memoria al 2022, allorquando le banche centrali, costrette da una spinosa spirale inflattiva, furono costretto ad attuare una politica restrittiva decisamente vigorosa.
Aumentano le richieste di mutuo nel corso degli ultimi sei mesi
Tutto ciò si tradusse in un aumento dei tassi decisamente marcato in un lasso temporale estremamente limitato, che si è tradotto, per i risparmiatori con in essere un mutuo a tasso variabile, in un corposo aumento della rata mensile. Certo, l’epoca dei “tassi zero” non rientrava nella “normalità”. E si palesò dopo la grande crisi finanziaria del 2008, la più “dolorosa” del dopoguerra.
Un aumento dei tassi, quindi, era abbastanza scontato. Nessuno, tuttavia, poteva ipotizzare che avvenisse nelle modalità e tempistiche nel quale si è materializzato. I tassi alti hanno portato a un’inevitabile diminuzione delle domande di mutuo, che hanno subito una brusca decelerazione nell’ultimo biennio, ad eccezione dell’ultimo semestre.
In quest’ultimo periodo, le richieste di mutuo sono aumentate, un trend che sta proseguendo anche in questo primo scorcio del 2025. Il motivo, come ben esplicato in un articolo apparso sul portale economico-finanziario https://tradingonline.com, è abbastanza semplice: i tassi sui mutui stanno costantemente diminuendo.
Le politiche monetarie delle banche centrali, pur restando ancora in area “restrittiva”, hanno portato a una diminuzione dei tassi d’interesse che dovrebbe proseguire nel corso dei prossimi anni. Gli istituti di credito, quindi, stanno scontando questo scenario, offrendo tassi estremamente più allettanti rispetto al recente passato. E le richieste di mutuo allo sportello bancario sono lievitate come non si vedeva da almeno un lustro a questa parte.
Redazione Pressa
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