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Non conosci Targi?

Data: / Categoria: Che Cultura
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Intervista a Marcello Parmeggiani a.k.a. Targi, i Centri Giovani, il Dams, la Paolino Paperino Band e molto altro


Non conosci Targi?
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Professione attuale copywriter e creatore di contenuti per le aziende, è anche autore di un bel romanzo sul 1980, 'Ultimi analogici'; raccontare tutto (o quasi) quello che Targi ha fatto nella sua vita è praticamente impossibile, per provarci ci voleva una bella intervista.



Come hai iniziato ad amare la musica?
Mia madre teneva sempre la radio accesa, la trasmissione che andava in quegli anni era Alto Gradimento condotta da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, da quel momento ho preso dentro un po' tutto; poi Adriano Celentano con Azzurro, anche il liscio, i miei andavano in vacanza a Rimini, Igea Marina e la sera ballavano in queste balere dove ancora suonavano le grandi orchestre; io bambino di 4/5 anni mi mettevo a fianco del batterista e mi godevo lo spettacolo dall'inizio alla fine, fu una folgorazione.


Come tutti avrai iniziato ad ascoltare e parlare di musica coi tuoi coetanei, che ricordi hai di quei momenti?
Direi tre B, Edoardo Bennato, Lucio Battisti e i Beatles; Bennato in particolare, raccontava storie che mi prendevano, mi faceva assaporare un po' Napoli, una città che mi è entrata nel cuore, canzoni cantabili con una chitarra e questo alle ragazze piaceva molto.


Ad un certo punto inizi a cantare anche tu e parti con un gruppo, gli Undertow.
Siamo nel 1981, suono con degli altri ragazzi, ma facciamo solo cover degli artisti del momento come i Devo o Joe Jackson; il primo vero gruppo furono gli Undertow, Tommi Togni mi ferma per strada e mi chiede se volevo entrare nel gruppo che si stava formando, credo fu importante anche il fatto che io sapessi cantare in inglese; all'epoca era quasi obbligatorio, non so perché.


Con gli Undertow avete partecipato anche a diversi festival e rassegne, anche fuori Modena.
Avevamo 6/7 pezzi nostri, c'è subito l'occasione del Modena Rock, arriviamo onestamente quarti e poco dopo ci chiamano a suonare all'Aleph di Gabicce, all'epoca una Mecca della New Wave italiana; il concerto andò bene, tutto vissuto in maniera anfetaminica, era tutto così veloce.


I testi degli Undertow erano tutti tuoi?
No, scriveva anche Era (Enrico Degli Esposti), il nostro chitarrista, che adesso ha la sua casa di produzione, la Olgadischivolanti e ovviamente Tommi Togni.


L'amore per le parole come nasce?
Da bambino, guardavo in tv il maestro Alberto Manzi che conduceva Non è mai troppo tardi e imparo presto a leggere e scrivere, alle medie perdo la sintonia con le parole che ritrovo nel 1979, grazie al calcio; c'è il derby Roma-Lazio, il tifoso laziale Vincenzo Paparelli viene colpito a morte con un razzo; io ne scrissi per un tema di classe e presi un 9 storico; da lì capii che dovevo solo ritrovare il gusto di scrivere storie.


Tra la fine degli anni '70 e gli anni '80, Modena visse anni irripetibili, che atmosfera c'era nelle varie comunità giovanili?
Vado alla Villa d'Oro per giocare a pallavolo, quando finivo gli allenamenti vedevo questi ragazzi più grandi che uscivano coi loro strumenti musicali e li sento parlare di musica, wow; si proiettavano i primi videoclip, i Queen, i Clash, i Cure e così comincio a frequentare l'ambiente, alla sera invece mi è più comodo andare in centro storico e quindi il San Paolo poi Wienna; avevi a disposizione gli strumenti musicali e gli spazi per poter suonare, per molti di noi fu importante anche per rimanere fuori dai cosiddetti brutti giri. In quegli anni comunque eravamo sotto i riflettori, le province di Bologna, Modena, Parma, Reggio hanno prodotto tantissimo, pensa ai CCCP, era un'Emilia europea, fino a metà anni '80 direi. Poi arrivano i centri sociali.


In quegli anni, hai avuto l'opportunità di viaggiare all'estero, Londra, Berlino o semplicemente di girare l'Italia per assistere a concerti?
Appena ho avuto l'opportunità, ho sempre cercato di viaggiare, grazie anche ai miei ovviamente; era una necessità, capire se c'era un altro mondo possibile, volevamo essere alternativi ma avevamo ovviamente bisogno di modelli di riferimento; vado a Londra a 16 anni, poi a 18, sempre da solo e lì respiri situazioni diverse; andai anche a Christiania in Danimarca.


Ha senso dire che Oderso Rubini e l'Italian Records hanno fatto la differenza tra Bologna e Modena? Avere un'etichetta discografica e un visionario come Oderso è stato decisivo per uscire dalla propria città?
L'Emilia, da Parma a Riccione era una solo stanza, Bologna era il salotto, la stanza principale, poi grazie all'Università si rinnova sempre, ogni anno arrivano persone nuove da tutta Italia; pensa al DAMS.


Citi il DAMS, tu sei stato uno studente di quell'Università, che ricordi hai?
Parlo coi miei e gli dico che volevo fare il DAMS. proprio quell'anno viene uccisa Francesca Alinovi, puoi immaginare i pensieri, ma si fidavano di me e dissero ok, vai pure. Ho avuto l'opportunità di frequentare i corsi di Gianni Celati, Umberto Eco. Pensa che all'esame si presentò lui in persona, non lo faceva da due anni, ma andò tutto bene. Imparavi un modo di pensare orizzontale.


Quali ritieni siano state le persone dotate di maggior talento che hai incontrato in quegli anni?
Andrea Barbieri e Francesco Ricci dei Kerosene che ora fanno altro, sono dei grafici e dei copy; poi più tardi la Paolino Paperino Band, Fox in particolare, poteva fare qualunque cosa, come poi sta facendo anche adesso.


Com'è nato il rapporto con la Paolino?
A metà degli anni '80, terminata l'esperienza con gli Undertow, metto su un gruppo demenziale, alla fine di un nostro concerto a San Cesario, si presentano due punk alti 1 e 90 e ci fanno i complimenti, è iniziato così.


Ci sono artisti, musicisti ma non solo, attuali che ti piacciono?
Il gruppo da 'bambino grande', per me sono stati sicuramente i Clash, molto anche grazie ai loro testi; negli anni '90, una grande vibrazione l'ho avuta per i Blur, partiti da un pop 'sbarazzino' per fare poi cose più sperimentali, pensa al concerto dei Gorillaz dove appaiono sul palco Mick Jones e Paul Simenon dei Clash, un filo che continua; poi i Mano Negra, ho avuto la fortuna di vederli dal vivo, di intervistarli e anche di giocare a calcio con loro, spontanei e molto comunicativi; negli anni 2000, Samuele Bersani e ultimamente mi incuriosiscono Ernia, Willy Peyote, Iosonouncane, Motta, Fulminacci; faccio fatica con la trap, adesso comunque il testo conta per il 90%, negli anni '80 era più importante l'energia dei brani.

Stefano Soranna

Redazione Pressa
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