Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Vittorio Sgarbi commenta così la passeggiata bolognese della signorina svestita dei giorni scorsi (https://www.lapressa.it/articoli/che_cultura/passeggia-nuda-a-bologna-3300-euro-di-multa) : 'I tempi ci fanno riflettere su quante cose sono mutate e, con esse, la nostra sensibilità. Due episodi concomitanti ci propongono diversi confini della libertà dell’uomo. Per esempio: qual è oggi la nostra reazione davanti al nudo? C’è una porzione del nostro corpo che non può essere scoperta? Dove inizia la provocazione? Una ragazza passeggia nuda in centro a Bologna, nessuno la ferma, forse per ore. Chi dovrebbe fermarla o coprirla? È più vista da lontano che da vicino. Gruppi Facebook si mettono in osservazione; i social network rilanciano le immagini.
La ragazza non è più nuda in qualche strada di Bologna, da via San Donato a via Irnerio, al Parco della Montagnola a Piazza XX Settembre, ma è nuda davanti al mondo. Finalmente, alla Stazione viene fermata dalla polizia ferroviaria che prende atto della sua condizione di totale nudità, come migliaia di immagini dell’Arte da Eva a Marina Abramovc, e le comunicano che a lei non è consentito, contestandole “atti contrari alla pubblica decenza “.
Prosegue Sgarbi: 'Il nudo è contrario alla pubblica decenza? E il nudo non è un atto, è un essere. Tutti noi nasciamo nudi e tutti conosciamo l’immagine del nudo. Atti vogliono dire azioni.
Cosa ha fatto, più che esistere in natura, la ragazza di contrario alla pubblica decenza? Il nudo è forse indecente? E allora Tiziano, Velasquez, Goya, Manet, rappresentando nudi meravigliosi ,hanno compiuto atti contrari alla pubblica decenza? E l’Abramovic, esponendo il suo corpo nudo, proprio a Bologna ,nel 1973 ,alla Galleria d’arte moderna, è stata indecente? O ha fatto un’opera d’arte? Nessuno lo può dire .
Come nessuno può dire che ,nel suo camminare, nel suo incedere, la ragazza performante ha fatto nulla di provocatorio. Era vestita della sua anima, o del suo temperamento. Eppure questa decisione, che non può essere definita “Show Sexy”, le è costata tremilatrecento euro di multa. Cosa si è risarcito con questa sanzione? Quale decoro? Quale soglia di decenza ?
Soprattutto oggi questa domanda non può ottenere risposta. E la multa è l’arbitrio di un’interpretazione di un codice che non dice, e non può dire, che essere nudi è osceno. In ordine a queste stesse oscillazioni dei comportamenti , va nella direzione opposta la sentenza della Cassazione che stabilisce che vivere per strada non è reato. In questo caso mutando evidentemente i confini.
Un clochard da’ scandalo? Dormire per strada, tra materassi e cartoni, invece che nella propria stanza da letto, ci impone di vedere ciò che non vogliamo, ammesso che non vogliamo vedere un nudo. In questo caso, la decisione del giudice annulla una sanzione da mille euro a un clochard che viveva, con i suoi cani, su un marciapiede, in una “baracca precaria costituita da cartoni e pedane in legno che intralciava il passaggio creando pregiudizi alla sicurezza pubblica”.
Questa volta non è la decenza, ma la sicurezza “pubblica”. Stabilendo ,come una media aritmetica, il limite di tolleranza della nostra sensibilità. La libertà del clochard è nell’uscire dall’ordine della società senza fare danni a nessuno e senza protestare. Il clochard sceglie di vivere in modo diverso senza discutere il modo di vivere degli altri.
Perché, stando nelle nostre comode case calde, dobbiamo impedirlo a lui? Gli uomini, ovunque e comunque decidano di vivere, non sono rifiuti, e possono stabilire comunità in qualunque luogo. Altra cosa è la pulizia dalla decisione di dormire per strada. La sentenza stabilisce inequivocabilmente che il decoro dei marciapiedi puliti non giustifica la multa e il dormiente non può essere condannato per pregiudizio alla pubblica sicurezza.