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Signori benpensanti spero non vi dispiaccia se in Cielo, in mezzo ai Santi, Dio, fra le sue braccia soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte. Così Fabrizio De Andrè immaginava il Premio eterno per i suicidi.
Ieri in provincia di Perugia, un imprenditore di 61 anni, Gabriele Bartolini, si è suicidato nella sua azienda. Nel biglietto di addio ha scritto di averlo fatto non riuscendo più a pagare gli stipendi ai suoi 130 operai. Ha lasciato una lettera di addio nella quale ha scritto che la banca non gli avrebbe più fatto credito. Il giorno prima nell'azienda era stato proclamato uno sciopero per protestare proprio contro il mancato pagamento della mensilità. Il giorno del sucidio l'imprenditore avrebbe dovuto firmare un accordo con i sindacati.
Questi i fatti di ieri.
Fatti tragicamente simili ad altri che hanno visto in questi ultimi anni protagonisti imprenditori suicidatisi per gli stessi motivi.
Di fronte al suicidio ci si ferma. E' una delle poche notizie che le redazioni non pubblicano, a meno che il suicidio non abbia risvolti pubblici o coinvolga una persona nota. Perchè c'è il rischio dell'emulazione. Perchè a ben pensarci nulla fa più paura della possibilità di togliersi volontariamente la vita. E' un gesto che toglie ogni parola, ogni commento, anche il respiro. Fa chiudere gli occhi e piangere. Impossibile sapere cosa sconvolgesse la mente di quell'imprenditore, come di tanti altri, forse non solo il problema economico. O forse sì.
Ecco, ma a rischio di sembrare banali lo diciamo. Questo ennesimo gesto deve toccare le coscienze, e non solo, di chi può far qualcosa concretamente per evitare epiloghi simili.
Frutto di una economia malata e di uno Stato sociale distorto.
Viviamo in una società che brucia miliardi di euro in operazioni finanziarie scritte sulla carta, nella quale un dirigente comunale viene pagato 10mila euro al mese, nella quale le banche concedono prestiti ad associazioni e società amiche assumendosi rischi enormi, nella quale un ad di una banca locale guadagna un milione di euro all'anno, indipendentemente da come vadano i conti della banca stessa. Viviamo in una società dove i leader dei sindacati che dovrebbero tutelare i lavoratori guadagnano più degli imprenditori contro (perchè spesso di contro a prescidendere si tratta) i quali combattono.
Dice che è la legge di mercato. Sì, la chiamano legge di mercato perchè legge della ingiustizia sarebbe troppo scandaloso. Troppo vero.
La verità? La verità è che questo imprenditore 61enne non si è ucciso perchè non riusciva a pagare gli stipendi o perchè era sull'orlo del fallimento. Si è ucciso perchè non aveva imparato il 'così fan tutti'. Non aveva imparato che sarebbe stato sufficiente pagare un buon avvocato, salvare il salvabile in un conto protetto, e fregarsene di dipendenti e creditori. Si è suicidato perchè ha dato un peso al concetto di 'responsabilità di impresa'.
E nessuno lo ha aiutato a sopportare questa responsabilità. Perchè le banche, i sindacati, la politica non capiscono neppure come possa essere possibile uccidersi per la vergogna di non poter pagare lo stipendio a 130 persone, per giunta straniere. Oh, ma che imprenditore è uno che si ammazza per i suoi dipendenti? Ma siamo matti? Qui si fa un bel fallimento e si riparte di slancio. E magari si prova anche a guadagnarci qualcosa, un ultimo lavoretto qua, una mazzettina là... E più son grossi meno hanno scrupoli. Macchè suicidio... Succede in Italia e succede a Modena. Si va avanti! Si volta pagina qua!
Allora siamo certi che Dio, mai ci fosse, sta già soffocando il singhiozzo di questo imprenditore che ha dato la vita per i suoi 130 dipendenti stranieri. Un imprenditore, un uomo di 61 anni che al Cielo e alla terra ha mostrato il suo disperato coraggio. E che lascia in dote al Paese intero un mare di vergogna per non averlo saputo aiutare.
Giuseppe Leonelli