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'Di fronte ai massacri dobbiamo rispondere con gli aiuti, anche militari, alla Resistenza'. Queste le parole pronunciate poco fa dal premier Mario Draghi nella sua replica alla Camera al presidente ucraino Zelensky. 'Al crescente isolamento del Presidente Putin, dobbiamo opporre l'unità della comunità internazionale. L'Ucraina ha il diritto di essere sicura, libera, democratica. L'Italia, il Governo, il Parlamento, e tutti i cittadini, sono con voi, Presidente Zelensky' - ha detto Draghi.
Un discorso che, insieme al pieno appoggio all'ingresso dell'Ucraina nella Unione Europea, se non suona come una dichiarazione di guerra vera e propria alla Russia poco ci manca. Perchè gli 'aiuti militari' forse sono anche qualcosa di più dell'invio di armi, peraltro già deciso.
Parole pronunciate alla Camera dei Deputati, cuore della democraiza italiana.
Parole che per Draghi rappresenterebbero il sentire di tutti gli italiani, ma che in realtà raggelano per le loro potenziali drammatiche conseguenze. L'articolo 11 della Costituzione in base al quale l'Italia 'ripudia la guerra', appare quantomeno contraddittorio rispetto al discorso del premier e, ancora una volta, il concetto di Pace viene piegato alla idea che la Pace si possa conquistare con le armi. Tutto ovviamente sotto il cappello della Nato e, di fatto, degli Stati Uniti. Un paradosso che nella Storia, viceversa, ha quasi sempre portato a una escalation dei conflitti.
L'Italia è pronta a inviare aiuti militari all'Ucraina contro la Russia: questa è la realtà con la quale dobbiamo fare i conti. Una realtà che espone in modo drammatico il nostro Paese sullo scacchiere della guerra.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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