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Trentatre anni, tunisino. Potenzialmente pericoloso. Classificato con un livello medio di radicalizzazione islamico, Stava scontando alla casa lavoro di Castelfranco Emilia gli ultimi due anni dei 7 di carcere derivanti dalla condanna per fatti di droga. Ne aveva scontati 5 a Perugia, dove era stato arrestato nel 2013, e qui era scattato per lui il monitoraggio speciale da parte della Digos che su informazioni della Polizia Penitenziaria lo aveva classificato come radicalizzato. Sulla base di quegli elementi che li definiscono tali: esaltazione delle stragi, comportamenti asociali, autoisolamento. Elementi di cui l'uomo si era reso protagonista.
A Castelfranco dove era stato trasferito nel 2018 aveva tenuto un comportamento regolare. Tanto fa guadagnarsi la possibilità di svolgere lavori all’esterno. Per due volte aveva partecipato al mercatino solidale di Castelfranco Emilia, al sabato pomeriggio, per poi fare rientro.
Ma la terza volta, il 30 novembre scorso, l'uomo ha eluso i controlli e non è rientrato. Alle 18,30 scattano allarme ed indagini.
L'uomo non ha documenti ma ha il cellulare che però tiene spento. Gli agenti ricostruiscono i suoi contatti pregressi e orientano le indagini a Perugia dove il tunisino aveva una compagna dalla quale aveva avuto anche un figlio. Ma la donna è in struttura protetta, le ricerche non danno esito. Lui non è stato li. Tiene il telefonino spento, per giorni non è rintracciabile. Fino a quando, ieri, il dispositivo mobile si accende. L'alert arriva alla Polizia. Le celle telefoniche portano a Milano. Gii agenti della Digos di Modena, in sole 4 ore, con la collaborazione dei colleghi di Milano, riescono a chiudeno il cerchio. Difficile trovarlo. L'area urbana dove l'uomo può trovarsi è vasta e densamente popolata.
Il 33enne viene individuato al parco Formentano, luogo frequentato da suoi connazionali. Lì conosce persone. Bloccato, lo portano a San Vittore. A giorni verrà nuovamente trasferito a Castelfranco. Al vaglio della Polizia ora tutti i contatti dell’uomo a Milano e nel tragitto da Modena al capoluogo lombardo, per scovare eventuali collegamenti con cellule radicali. Un personaggio potenzialmente pericoloso, nuovamente assicurato alla giustizia. Come ce ne sono altri, anche in provincia di Modena, in carcere, monitorati per atteggiamenti estremisti. Sono cinque quelli monitorati dalla digos e già espulsi. Un sesto, al termine della detenzione in carcere, seguirà lo stesso percorso di rimpatrio.
I particolari dell'operazione sono stati illustrati questa mattina in questura a Modena dal dirigente capo della Digos di Modena Valeria Cerasale alla presenza del Capo di Gabinetto della questura di Modena, Michele Morra
Redazione Pressa
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