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Un manichino con le sembianze del premier Giorgia Meloni in tenuta militare appeso a testa in giù sotto le Due torri a Bologna. È il gravissimo gesto dei collettivi Cua e Laboratorio Cybilla, che ieri sera hanno dato vita a una manifestazione per le vie del centro storico. Il corteo, partito da piazza Verdi, e tenuto d’occhio dalle Forze dell’ordine, all’inizio sembrava una sorta di mini-rave in movimento: musica techno ad alto volume e ragazzi (circa 200 i presenti) intenti a ballare vicino alle casse.
Poi è spuntato il fantoccio con le sembianze di Meloni, appeso a testa in giù: 'contro ogni attacco al diritto all’aborto, al reddito e alla nostra possibilità di scegliere sulle nostre vite'.
'La violenza della protesta dei collettivi di sinistra che da troppo tempo si caratterizzano per la loro aggressività e pericolosità ha conosciuto oggi un ulteriore, ennesimo, vergognoso picco: un fantoccio che nelle intenzioni di questi soggetti dovrebbe raffigurare Giorgia Meloni appeso a testa in giù nel corso di una manifestazione per le strade di Bologna caratterizzata da episodi di estrema gravità a danno della città - ha detto il viceministro Galeazzo Bignami -. Ancora una volta costoro si mostrano per quelli che sono: incivili e pericolosi per la democrazia. Ringraziamo le Forze dell’Ordine per avere evitato ulteriori problemi, ma è chiaro che questa situazione appesantisce un clima che a Bologna deve essere necessariamente risolto. Confidiamo nel lavoro delle Autorità competenti, certi che sapranno garantire la legalità e l’ordine pubblico'.
Il sindaco di Bologna ha condannato con feremzza l’episodio.
'La nostra città ieri sera è stata vittima di un gesto di violenza inaccettabile. Come sindaco e cittadino di Bologna - fa sapere Lepore via social - non solo condanno con fermezza, ma chiedo che i responsabili vengano identificati e che provvedimenti seri siano assunti dalle autorità competenti. Non ci può essere tolleranza, né comprensione. Manifestazioni di questo tipo nulla hanno a che fare con la dialettica democratica. Al contrario, la violenza politica è la morte della democrazia. Cosa che non consentiremo. Non a Bologna'. Per questo, è l’appello del primo cittadino, 'chiedo a tutti e a tutte di isolare i violenti, di non offrire alcuna sponda di comprensione o legittimazione. Perché alle questioni sociali si risponde con la politica che si rimbocca le maniche, non invece con la stupidità egoista e inconcludente di che soffia sul fuoco per cercare di esistere'. Per quanto riguarda la presidente del Consiglio Giorgia Meloni 'esprimo piena solidarietà e la invito a venire quando vorrà a Bologna. Sarà accolta personalmente da me a nome della città. La mia vicinanza - conclude poi Lepore - va anche ai cittadini, alle imprese e alle forze dell’ordine, costrette a subire questi soprusi e a operare per il bene comune'.
'La democrazia è confronto, dissenso, libertà di espressione. Ma mai minaccia o violenza, che la Bologna democratica respinge. Alle politiche che non si condividono si risponde con la forza delle idee'. Dunque, 'solidarietà alla presidente Meloni', manda a dire sui social il segretario del Pd dell'Emilia-Romagna, Luigi Tosiani.
Redazione Pressa
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