Mancano pochi minuti alle 20 quando, dopo oltre due ore di dibattito seguite all'esposizione della delibera da parte dell'assessore Zanca, il presidente del Consiglio comunale Antonio Carpentieri apre le operazioni di voto. Prima sull’emendamento presentato da Fratelli d’Italia, poi sulla la delibera illustrata dall’assessore Zanca. L’emendamento dell’opposizione viene regolarmente bocciato: il numero legale c’è, la votazione è valida. Ma un minuto dopo, quando si passa al voto sulla delibera principale, qualcosa si inceppa.
Il tabellone elettronico, pronto a illuminarsi di verde e rosso sulla base dei si e dei no, resta invece desolatamente grigio. Non è un problema tecnico: manca il numero legale. la votazione non può procedere. L’aula, improvvisamente, si è svuotata proprio di quella parte di consiglieri necessaria a garantire la votazione. Errore tecnico e politico. La maggioranza consigliare dovrebbe garantire le presenze sufficienti da garantire il numero legale anche nel caso in cui manchino le opposizioni. Che dopo il voto sull'emendamento, risultano assenti, insieme ai numerosi dal nel gruppo PD. L’imbarazzo si diffonde rapidamente. In un primo momento si pensa a un’assenza temporanea, a consiglieri usciti dall’aula e pronti a rientrare. Il presidente Carpentieri attende due minuti in attesa di un rientro all'ultimo, che non avviene. Quindi sospende la seduta. Il regolamento prevede 15 minuti al massimo di sospensione dopo i quali, senza numero legale, la votazione andrà rinviata. Così sarà. Perché i minuti passano e nessuno rientra. Nessuno. Dopo una prima verifica negativa, i pochi consiglieri Pd rimasti, tra cui il capogruppo Lenzini, (nella seduta anche al centro di critiche per avere giocato sulla parole amore e Amo in riferimento al rapporto di coppia di un consigliere d'opposizione e il marito), si attaccano ai telefoni per chiamare i consiglieri assenti alla presenza. Ci prova Lenzini, ci provano tutti i consiglieri. Tutto inutile. Pochi rispondono e quei pochi non possono esserci in tempo utile. L'assessore Zanca ostenta sicurezza: 'Vedrai che uno rientra'. Non sarà così.
Un epilogo che equivale ad uno scivolone per la maggioranza e per il PD in particolare. Un segnale politico negativo, che lascia aperti interrogativi sulle reali condizioni di tenuta della maggioranza, sulla leadership del capogruppo Lenzini, e sulle dinamiche interne che hanno portato a far mancare il numero legale nel momento più delicato della seduta.
Gi.Ga.

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