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Non si è arrivati al record storico negativo raggiunto nel 2014 quando l'Emilia-Romagna chiamata al voto anticipato dalle dimissioni del governatore Errani, registrò un affluenza alle urne del 37,71% contro il 68% delle precedenti elezioni. Per la prima volta in Emilia-Romagna, da quando si elegge direttamente il presidente, il vincitore non superò la soglia psicologica del 50%, allora Bonaccini, sfidava Alan Fabbri, sindaco di Ferrara. Oggi i punti percentuali, rispetto a quella elezione, sono quasi 10 in più, ma sono comunque oltre 20 in meno rispetto alle elezioni del 2020. Comunque sotto a quel 50% che definisce anche una soglia psicologica, oltre che politica. Secondo record negativo in termini di partecipazione al voto raggiunto in regione. Capace di smorzare, così come nel 2014 successe, gli entusiasmi e gli aggettivi trionfanti legati alla vittoria. Bonaccini, ai tempi, non andò oltre a definire il risultato buono. Oggi De Pascale, con circa 15 voti di scarto rispetto all'avversaria potrà usare aggettivi più forti, ma quel 46,4% è comunque capace di ridimensionare anche il successo più netto.
Venendo al dettaglio provinciale, Modena, in termini di affluenza, si è fermata al 47,2%. La provincia in cui si è votato di meno è Rimini, quella in cui si è votato di più è Bologna, unico bacino elettorale in cui la percentuale ha superato il 50%, fissandosi a 51,1 punti percentuali.
