Dinanzi a tali mutamenti, le istituzioni, associazioni, partiti, sindacati e altri raggruppamenti non riescono più a rappresentare un interesse che smette di essere generale per far spazio all'eterogeneità e soggetto alla volatilità. Tali condizioni ci impediscono anche di confluire intorno a dei valori condivisi. In altre parole, è un'inflazione di informazioni che finisce per disgregare e disorientare le persone.
…E sorge l’Anomia
La fine dei valori condivisi comporta la svalutazione delle relazioni e ci trascina all'anomia, ovvero, alla “relativa assenza di regole nel comportamento dei singoli come diretta conseguenza del venir meno di un quadro istituzionale capace d’integrare le diverse attività e i diversi valori”.
Senza tali valori scompare la visione trascendente, senza la quale non insistiamo più di tanto nel superamento degli ostacoli che impediscono la nostra piena realizzazione e finiamo per abbandonare il nostro futuro nelle mani di un’altro mentre ci occupiamo timidamente del nostro orticello.
Panem Et Circenses
Al disincanto prodotto dall'anomia si somma l’uso sbagliato delle nuove tecnologie che induce l’individuo a ripiegarsi su se stesso. Attraverso i social network e altre innumerevoli distrazioni, l’individuo costruisce attorno a sé piccoli mondi paralleli, i quali, incentivando il narcisismo sociale lo distaccano dal mondo reale riuscendo più o meno ad affievolire il malessere generale.
I social e tutte le altre distrazioni diventano il “Panem et circenses” concessi da un potere che non riesce più a legittimarsi attraverso i grandi racconti.
Passati di moda questi ultimi e arresi di fronte a uno scenario di relativismo culturale che ci è sfuggito dalle mani, la stabilità e la normalità astratta in cui viviamo sembra riscoprire il proprio senso soltanto attraverso i piccoli piaceri, consumi e soddisfazioni che ci intrattengono e ci mantengono sedati.
Verso il dispotismo suadente…
La condizione appena descritta non può che evocare uno stato di anomia, sotto la quale si apre le porte a una variante del dispotismo nella quale le persone girano spensieratamente con il singolo l’obiettivo di procurarsi i piaceri, anche volgari, che dal potere gli vengono concessi. Già nel 1836, Alexis de Tocqueville, nella sua opera “La Democrazia In America”, aveva descritto questo nuovo assetto politico e sociale.
“(…) Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all'autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca invece di fissarli irrevocabilmente all'infanzia; ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi”.
Sotto il dispotismo suadente
Nello scenario ipotizzato da De Tocqueville, sotto il dispotismo suadente, la società si ridurrebbe a un insieme di individui che associano la propria stabilità alla capacità di consumare anziché al godimento di diritti e libertà fondamentali. Nel frattempo, si erige un dispotismo 'tollerabile' che promuove la distrazione spegnendo nell'individuo la sensibilità verso tutto ciò che riguarda il prossimo.
Il dispotismo suadente, infine, rende le persone incapaci di provare quelle emozioni che, di volta in volta, turbano la società ispirando riforme, cambiamenti e aprendo le porte alla stagione dei diritti. Tale appiattimento serve oggi più che mai a separare i cittadini dalla politica e la politica dai cittadini trasformando quest'ultima in un affare privato.
Un rischio reale?
In conclusione, se si continua sulla strada dell’indifferenza e del disinteresse verso la sofferenza dei nostri simili, rischieremo di perdere molti di quei diritti essenziali che oggi diamo per scontati. Lasciamo da parte lo smartphone e le distrazioni che ci mantengono sedati, e guardiamoci attorno, sta già succedendo…
Estefano Tamburrini