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Una bomba alla stazione, esplosa alle 10.25 nella sala d’aspetto della seconda classe. Un sabato mattina d’estate, ai primi d’agosto per di più, che per tanti segnava l’inizio delle vacanze. E la partenza, magari. Alla stazione di Bologna, il 2 agosto 1980 ci furono 85 morti e 200 feriti. La più piccola aveva 3 anni e si chiamava Angela Fresu, il più anziano era Antonio Montanari, 86 anni. La bomba, composta da 23 chilogrammi di esplosivo, fece crollare un tratto di edificio lungo 50 metri, l’onda d’urto investì il treno Ancona-Chiasso fermo sul primo binario e distrusse il parcheggio dei taxi davanti alla stazione. Fu considerato il più grave attentato terroristico commesso in Italia e in Europa nel secondo dopoguerra.

Da quel giorno sono passati 43 anni e oggi, come ogni anno, “Bologna non dimentica” come cita lo striscione che puntualmente apre il corteo che da piazza Maggiore raggiunge la stazione e la città celebra la memoria di quella strage scendendo in piazza.
Uno dei simboli di questa tragica giornata rimase per sempre nella mente di tutti l’autobus di linea 37, che quel giorno vene utilizzato per trasportare i feriti e poi anche i corpi delle vittime, nascosti alla vista dai lenzuoli bianchi attaccati sui finestrini. Insieme all’orologio della stazione, che si ruppe e si fermò per sempre. Fu sostituito, ma per scelta venne lasciato fermo alle 10.25, orario dell’esplosione della bomba.
Durante la commemmorazione fischi sono stati rivolti al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Nordio viene nominato dal presidente dell’associazione delle vittime, Paolo Bolognesi, durante il suo discorso dal palco, che prende di mira ancora una volta il Guardasigilli per aver avallato la tesi dell’annullamento del processo in primo grado di Cavallini. 'Ha mentito in Parlamento – insiste Bolognesi - una vera vergogna, che squalifica anche il ruolo del Parlamento stesso'. E non appena Nordio viene nominato, parte una bordata di fischi da parte della piazza. Stesso trattamento viene riservato anche al parlamentare Carlo Giovanardi, citato anche lui da Bolognesi nel discorso a proposito dei sostenitori della pista palestinese. Tesi che 'non ha nulla a che fare con la strage di Bologna - afferma il portavoce delle vittime - ma finora non abbiamo ancora sentito scuse'.
Redazione Pressa
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