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Durante la prima ondata della pandemia l'attività ordinaria era stata sospesa, garantendo comunque urgenze e controlli per i pazienti cronici, mentre durante la seconda e terza 'esami e visite in regime ordinario non si sono mai fermate, pur con gli evidenti disagi causati dalla recrudescenza del Covid'.
Lo segnala oggi l'Ausl di Modena per mostrare come, numeri alla mano, si sia retto via via anche l'urto indiretto dell'emergenza sanitaria. Mettendo in campo nell'ambito del sistema regionale 'risorse straordinarie e aggiuntive', l'Ausl ha comunque ricevuto un aiuto cruciale in tutto questo dall'azienda ospedaliero-universitaria, che gestisce Policlinico e ospedale di Baggiovara, così come da ospedale di Sassuolo e privato accreditato. Nel primo semestre 2021 sono state prenotate quasi 306.000 prestazioni, con un calo di 'solo il 17%' rispetto al primo semestre 2019 (si tratta di visite ed esami di oculistica, urologia, fisiatria, endocrinologia, neurologia, ortopedia, oncologia, risonanze magnetiche e Tac).
L'attività di laboratorio è stata la prima area in cui è stata riattivata la prenotazione Cup per gli esami ordinari, già a partire dal 18 maggio 2020 con le prime disponibilità per il 20 maggio 2020 (per garantire il distanziamento, è stata resa obbligatoria la prenotazione per tutte le prestazioni, comprese le urgenze e la consegna dei campioni biologici, con l'unica eccezione dai prelievi Tao)
Le prestazioni di laboratorio prenotate tra gennaio e marzo 2021 sono state 1.415.952, mentre nello stesso periodo del 2019 erano state 1.185.063. Parallelamente, intanto, le tre aziende sanitarie modenesi sono impegnate nell'aggiornamento del catalogo interaziendale delle prestazioni ambulatoriali richiedibili in urgenza, considerato uno 'strumento utile per la gestione quotidiana di quei pazienti per i quali il medico di medicina generale ravvisa problematiche da approfondire in tempi brevi'. Commenta Lucia Pederzini, responsabile del servizio Gestione delle attività di specialistica ambulatoriale dell'Ausl: 'Oggi siamo nelle condizioni di poter rimodulare e innovare l'assistenza integrando il rapporto medico-paziente e i confronti tra gli specialisti e i medici di medicina generale con gli strumenti offerti dalle nuove tecnologie, nell'ottica di limitare l'accesso alle strutture ospedaliere alle condizioni strettamente indispensabili, per evitare ulteriori rischi al paziente stesso. La pandemia- rimarca Pederzini- ci obbliga a ripensare alle modalità di presa in carico negli ospedali'.
Redazione Pressa
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