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La Pressa

Le recenti richieste di archiviazione per Ramella e Langianni hanno fortemente ridotto la portata giudiziaria della indagine CarpiGate. L'ex vicesindaco Simone Morelli resta indagato per tentata concussione, ma ad oggi (al di là del filone dossieraggio) se il Gip accoglierà le richieste del Pd resta l'unico a rischiare di andare a processo.
A tratteggiare il quadro aggiornato è Roberto Benatti, primo a sollevare il tema ormai oltre un anno fa, con una serie di esposti.
A quasi un anno dalla apertura dell’inchiesta CarpiGate cosa è rimasto di una indagine che ha occupato per mesi la cronaca cittadina?
'Dal punto di vista penale c’è rimasto poco. Da quello amministrativo, etico e politico, invece, è rimasto tanto. Il CarpiGate ha interrotto una fase che poteva diventare un’epoca. E i protagonisti di quella fase sono spariti dalla vita politica e sociale della città, dopo aver tentato di prendere il potere con i voti di Forza Italia, Lega e Carpi Futura. Qualcosa vorrà dire'.
La serie di archiviazioni come va interpretata? Aveva ragione chi affermava che l’inchiesta si sarebbe risolta in una bolla di sapone?
'In Italia è tutto una bolla di sapone: che siano cose piccole o grosse, sappiamo che tutto finisce con una pacca sulle spalle e via'.
Alcuni filoni di indagine sono partiti proprio da suoi esposti. Lei è stato allontanato dalla politica dopo questa vicenda. Rifarebbe tutto, ne valeva la pena?
'In Comune a Carpi si ricorderanno di me per un bel pezzo. Solo per questo ne è valsa la pena'.
La vicenda dei Dehors, la notte bianca, la gestione delle politiche culturali dell’era Morelli... Restano delle ombre al di là delle archiviazioni?
'Tutti si ricordano del 4 dicembre, data del primo blitz dei Carabinieri in Comune. Ma il vero spartiacque del “CarpiGate” c’è stato il 15 settembre 2018, con l’annuncio via Facebook della convocazione in caserma di una delle negozianti di Piazza Martiri per la vicenda dei Dehors. Un sasso in un formicaio. Da lì sono partite davvero le attenzioni della stampa, e soprattutto dei politici e dirigenti, su vicende fino a quel momento trattate con superficialità. E sono iniziati, in Comune, i primi seri dubbi sull’operato di un certo settore, con le telefonate notturne, molto preoccupate, fra assessori e maggiorenti, e lo studio delle contromosse per insabbiare il tutto. Al momento questa è l’unica vicenda che parrebbe aver conservato una rilevanza penale. Ma per quanto mi riguarda, aldilà delle questioni penali, restano dei macigni, non delle ombre, sulle questioni politiche, etiche e amministrative di questo e di altri filoni del CarpiGate. C’è stato un uso troppo disinvolto della cosa pubblica, che qualcuno avrebbe dovuto stroncare mesi e mesi prima, e non solo dopo l’intervento dei Carabinieri'.
Come si spiega le dimissioni del Vescovo, forse l’effetto socio politico maggiore di questa inchiesta?
'Non riesco a credere che un Vescovo della caratura di Cavina si possa dimettere per qualche articolo di giornale. Vedremo'.
A livello politico Bellelli quanto ha sfruttato questa indagine? Qualcosa è cambiato nelle dinamiche di palazzo comunale al di là degli aspetti giudiziari?
'Bellelli Giovane ha vinto perché, dopo qualche mese di smarrimento, s’è fatto guidare da Bellelli Meno Giovane, che gli ha indicato la retta via, fra epurazioni, riammissioni e liste parallele. Però nel palazzo è cambiato poco: a parte qualche buon proposito di rafforzamento dei sistemi di controllo interno, i dirigenti e i decisori sono rimasti gli stessi, e il prossimo scalatore avrà vita molto più facile, visto che Bellelli è a fine ciclo. Non escludo però che ci possa essere qualche rivoluzione dopo le regionali, perché 5 anni fanno presto a passare e questa Lega è davvero un pericolo, in tutti i sensi'.
Giuseppe Leonelli
'CarpiGate, valore della indagine resta: 15 settembre fu spartiacque'

Benatti dopo le recenti richieste di archiviazione: 'Non riesco a credere che un Vescovo della caratura di Cavina si possa dimettere per qualche articolo'

Le recenti richieste di archiviazione per Ramella e Langianni hanno fortemente ridotto la portata giudiziaria della indagine CarpiGate. L'ex vicesindaco Simone Morelli resta indagato per tentata concussione, ma ad oggi (al di là del filone dossieraggio) se il Gip accoglierà le richieste del Pd resta l'unico a rischiare di andare a processo.
A tratteggiare il quadro aggiornato è Roberto Benatti, primo a sollevare il tema ormai oltre un anno fa, con una serie di esposti.
A quasi un anno dalla apertura dell’inchiesta CarpiGate cosa è rimasto di una indagine che ha occupato per mesi la cronaca cittadina?
'Dal punto di vista penale c’è rimasto poco. Da quello amministrativo, etico e politico, invece, è rimasto tanto. Il CarpiGate ha interrotto una fase che poteva diventare un’epoca. E i protagonisti di quella fase sono spariti dalla vita politica e sociale della città, dopo aver tentato di prendere il potere con i voti di Forza Italia, Lega e Carpi Futura. Qualcosa vorrà dire'.
La serie di archiviazioni come va interpretata? Aveva ragione chi affermava che l’inchiesta si sarebbe risolta in una bolla di sapone?
'In Italia è tutto una bolla di sapone: che siano cose piccole o grosse, sappiamo che tutto finisce con una pacca sulle spalle e via'.
Alcuni filoni di indagine sono partiti proprio da suoi esposti. Lei è stato allontanato dalla politica dopo questa vicenda. Rifarebbe tutto, ne valeva la pena?
'In Comune a Carpi si ricorderanno di me per un bel pezzo. Solo per questo ne è valsa la pena'.
La vicenda dei Dehors, la notte bianca, la gestione delle politiche culturali dell’era Morelli... Restano delle ombre al di là delle archiviazioni?
'Tutti si ricordano del 4 dicembre, data del primo blitz dei Carabinieri in Comune. Ma il vero spartiacque del “CarpiGate” c’è stato il 15 settembre 2018, con l’annuncio via Facebook della convocazione in caserma di una delle negozianti di Piazza Martiri per la vicenda dei Dehors. Un sasso in un formicaio. Da lì sono partite davvero le attenzioni della stampa, e soprattutto dei politici e dirigenti, su vicende fino a quel momento trattate con superficialità. E sono iniziati, in Comune, i primi seri dubbi sull’operato di un certo settore, con le telefonate notturne, molto preoccupate, fra assessori e maggiorenti, e lo studio delle contromosse per insabbiare il tutto. Al momento questa è l’unica vicenda che parrebbe aver conservato una rilevanza penale. Ma per quanto mi riguarda, aldilà delle questioni penali, restano dei macigni, non delle ombre, sulle questioni politiche, etiche e amministrative di questo e di altri filoni del CarpiGate. C’è stato un uso troppo disinvolto della cosa pubblica, che qualcuno avrebbe dovuto stroncare mesi e mesi prima, e non solo dopo l’intervento dei Carabinieri'.
Come si spiega le dimissioni del Vescovo, forse l’effetto socio politico maggiore di questa inchiesta?
'Non riesco a credere che un Vescovo della caratura di Cavina si possa dimettere per qualche articolo di giornale. Vedremo'.
A livello politico Bellelli quanto ha sfruttato questa indagine? Qualcosa è cambiato nelle dinamiche di palazzo comunale al di là degli aspetti giudiziari?
'Bellelli Giovane ha vinto perché, dopo qualche mese di smarrimento, s’è fatto guidare da Bellelli Meno Giovane, che gli ha indicato la retta via, fra epurazioni, riammissioni e liste parallele. Però nel palazzo è cambiato poco: a parte qualche buon proposito di rafforzamento dei sistemi di controllo interno, i dirigenti e i decisori sono rimasti gli stessi, e il prossimo scalatore avrà vita molto più facile, visto che Bellelli è a fine ciclo. Non escludo però che ci possa essere qualche rivoluzione dopo le regionali, perché 5 anni fanno presto a passare e questa Lega è davvero un pericolo, in tutti i sensi'.
Giuseppe Leonelli

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