Così l'Università ammette di essere parte di un sistema corrotto
Tutto il male che è stato fatto in questi due anni e oltre è stato fatto in malafede da persone senza scrupoli ai danni di cittadini considerati come cavie
Alla fine, dopo avermi invitato (sarebbe stato ovviamente per loro un fiore all’occhiello accogliere nel convegno il dissidente Benozzo, uno dei due sospesi su 70.000 docenti, per rimarcare la loro finta vocazione all’inclusione e al dialogo!), mi hanno detto che ci avevano ripensato. La mia testimonianza ovviamente non interessa (o, per dirla come va detta, svergogna anche loro). A loro interessava che io parlassi - magari “alla maniera di Benozzo” - di quello che volevano farmi dire loro: discorsi generali sul mondo universitario, in modo da dibatterli e rifagocitarli, come sempre accade nell’Accademia, per renderli neutri. In pratica, il senso di quell’invito era di addomesticarmi, sotto la finta etichetta di un convegno dissidente. Per riassumere, l’Universitá, ancora una volta, ha ammesso di essere parte di un sistema corrotto, che convegni come quello di Torino fintamente contestano. E ha ammesso di esserlo, a maggior ragione, viste le recenti dichiarazioni di Pfizer, che hanno reso pubblico il fatto che tutta la grande operazione truffaldina del green pass si è fondata sul nulla, e che tutto il male che è stato fatto in questi due anni e oltre è stato fatto in malafede da persone senza scrupoli ai danni di cittadini considerati come cavie.
Francesco Benozzo
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