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Targa sugli Estensi a Palazzo Ducale, Bianchini Braglia: 'Testo non chiaro, ma sul caso c'è troppa ideologia'

Targa sugli Estensi a Palazzo Ducale, Bianchini Braglia: 'Testo non chiaro, ma sul caso c'è troppa ideologia'

Intervento della referente dell'Associazione Terra identità sul dibattito generato dal testo della targa che sarà scoperta il 22 novembre


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La targa che verrà scoperta a Palazzo ducale il 22 novembre sta suscitando polemiche da ogni parte: c'è chi critica il contenuto, chi addirittura l'idea stessa di apporla. In realtà l'idea della targa in sé è senz'altro buona. Dire, come ha fatto Itala Nostra, che il Palazzo ducale è ora “deturpato” ci pare una colossale assurdità. Volendo metterla su questo piano, il Palazzo sarebbe stato “deturpato” più volte, visto che vi sono già varie targhe, oltretutto completamente slegate dalla storia del palazzo stesso. Dunque ce ne può sicuramente stare anche una - e anzi ci sta a maggior diritto - che ricordi chi ha realizzato il Palazzo e vi ha abitato per secoli.
 

Purtroppo il testo che in questo caso è stato scelto non è molto chiaro. In particolare quell'accenno al Ducato di Modena che sarebbe andato a comporre il Regno d'Italia. Fatto in sé vero, certo, ma che scritto in tal modo e in quel contesto lascia supporre o immaginare un contributo fattivo deliberatamente offerto in tal senso. Contributo che non c'è mai stato, e in questa accezione possiamo dar ragione a Italia Nostra e a chi parla di “una bestialità storica”, ma aggiungendo che si tratta di “una bestialità”
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che offende innanzitutto gli Austria Este, i quali fino all'ultimo hanno mantenuto una coerenza esemplare, anche a discapito del loro personale tornaconto.
 

Gli ultimi Duchi, insieme a un valido gruppo di intellettuali modenesi, hanno difeso con tale zelo e talento i loro valori da acquisire fama ben oltre i confini del Ducato. Il foglio modenese “La Voce della Verità” era celebre e imitato in tutta Europa. Per queste idee erano amati da alcuni e odiati da altri, certo (come sempre accade a chi esprime delle idee chiare). Ma nessuno potè mai accusarli di doppiogiochismo: la loro coerenza e tenacia fu anzi sempre riconosciuta anche dai più accesi avversari. Avversari politici che dovettero nondimeno ammettere - si veda ad esempio Lodovico Bosellini e il suo libello dal dichiarato intento infamante sugli ultimi sovrani modenesi - che la Modena ducale era una città vivace e ricca, fiorente di studi e di commerci. Purtroppo c'è ancora chi, per una assurda, insensata e ormai fuori moda presa di posizione ideologica, si compiace di gettare fango sulla nostra storia. Modena è stata per secoli la capitale di uno Stato piccolo ma prestigioso, perfettamente inserito nella diplomazia europea.
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Abbiamo avuto una regina d'Inghilterra e le ultime principesse modenesi sarebbero state regine di Francia e di Spagna se gli eventi ottocenteschi non avessero rimescolato tutte le carte.
Un modenese dotato di onesta capacità logica trarrebbe da ciò un certo vanto. Culturale ed eventualmente turistico. Mentre non si capisce proprio a quale pro si voglia dimenticare la Modena estense o addirittura trasformarla in una pagina vergognosa. Ora, c'è chi dice che la targa è ingiusta perché ricorderebbe un periodo 'buio', c'è chi tira in ballo Ciro Menotti e presunte rivolte dei modenesi contro il Duca.
 

Ebbene vorrei invitare chi dice questo - ad esempio Ballestrazzi, Brandoli o Pighi - a mostrare i documenti che parlano di modenesi oppressi, di rivolte e ribellioni. Mi interesserebbe, davvero, perché io in oltre vent'anni di studi, non li ho trovati. Ho trovato testimonianze di una congiura, ordita nel 1831 da un gruppo ristretto, capeggiato da quel Ciro Menotti che fino a poco tempo prima era un fervente duchista, più volte beneficato da Francesco IV. E ho trovato che i modenesi non solo non seguirono Ciro Menotti, ma non vollero nemmeno poi rispondere all'appello di pubblica raccolta fondi per erigerne il monumento, che dunque non ci sarebbe di fronte al Palazzo, se non fosse intervenuto con una cospicua somma a titolo personale Antonio Morandi.
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Per Pighi Ciro Menotti sarebbe stato 'barbaramente ucciso', per Ballestrazzi la condanna a morte di due congiurati è “feroce repressione”. Mi piacerebbe sapere allora cosa pensano del “liberatore” Napoleone che solo nella piccola Montecuccolo ha fatto uccidere 28 persone a seguito di un tentativo di resistenza ai francesi.
 

La verità è che vengono usati sempre due pesi e due misure, per ragioni ideologiche ormai insensate. E forse è proprio la sudditanza culturale a certi luoghi comuni che ha creato l'equivoco della targa. L'autore del testo ha evidentemente cercato, in modo un po' maldestro di accontentare tutti, scrivendo qualcosa di “politicamente corretto”. Ma ha dimenticato che chi nutre un odio ideologico non si accontenta mai, e che di solito a voler dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte si finisce per sollevare le proteste e del cerchio e della botte. Così, quella che poteva essere una bella occasione per Modena, si è risolta nell'ennesima polemica che non fa bene a nessuno. Peccato, ma ci siamo abituati. Noi dopo vari lustri di attività culturale con Terra e Identità - che proprio quest'anno compie 25 anni - sogniamo ancora che si possa arrivare a una serena valorizzazione della nostra storia di capitale europea, sotto una dinastia che il Gregorovius definiva la più antica e raffinata della penisola italica. Vergognarsene e screditarla anziché gloriarsene ci sembra francamente, come ebbe a dire Tayllerand dell'omicidio del Duca d'Enghien “più che un delitto uno sproposito”.
 

Associazione culturale Terra e Identità
Elena Bianchini Braglia
Foto dell'autore

Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consigliere Corecom (C...   

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