'Green Pass, strumento barbaro che punisce senza illecito, e in università negato il dialogo, un abominio'
Parla Francesco Benozzo, filologo, docente dell'Università di Bologna, sospeso senza stipendio per avere detto no al certificato verde: 'E' in contrasto con quanto insegno agli studenti, non posso accettarlo'
Parla Francesco Benozzo, filologo, docente dell'Università di Bologna, sospeso senza stipendio per avere detto no al certificato verde: 'E' in contrasto con quanto insegno agli studenti, non posso accettarlo'
Incontriamo Francesco Benozzo, professore di Filologia Romanza all'Università di Bologna, recentemente sospeso dall'insegnamento per la sua disobbedienza civile contro il Green Pass. Siamo nel centro di Modena, nel chiostro del Monastero di San Pietro. All'aperto, distanziate, ci sono decine di persone. In piedi. Senza sedie e posti fissi, il green pass non è obbligatorio. Con lui c'è un altro professore, Franco Cardini. L'occasione è la presentazione del libro di Benozzo, memorie di un filologo complottista. 'Complottista come del resto lo è la scienza, nei confronti di se stessa, pronta a mettersi in discussione, e mettere in discussione i suoi risultati, nella definizione del premio Nobel per la fisica Richard Feynman'. Cosa significa quando parla di scelta coerente? 'Nella mia professione di filologo e nella mia attività di poeta mi occupo di dare valore alle parole. Non potevo accettare questa norma e allo stesso tempo continuare ad andare in aula ad insegnare agli studenti l'arte del dubbio, l'epistemologia della scienza. Molti mie colleghi, tra cui 1200 che hanno firmato il documento contro green pass, continuano ad insegnare con il green pass. Io ho fatto un'altra scelta. È una questione di come si interpreta questa posizione'.
Gli studenti come l'hanno presa? 'Ho avuto molti messaggi di sostegno, molti sono arrivati dall'estero anche al rettore. I miei colleghi di Harward o di altre Università non si sentono e non vengono trattati da criminali se dicono no al green pass. A Bologna ci sono studenti che condividono la mia scelta e sono fuori dall'università, e vanno in piazza ogni giorno, e non perché non hanno voglia di studiare, anzi è il contrario. Coloro ci sono anche tanti filosofi antropologi e colleghi con i quali mi identifico mentre loro si identificano in me. Il green pass contrasta con l'essenza stessa dell'Università. Ricordiamo che nel 1988 all'Università di Bologna venne firmata con le università europee e mondiali la Magna Carta che sancì il principio condiviso che il pensiero universitario non doveva avere ingerenze politiche ed economiche, ma ciò che oggi è grave, e rappresenta un abominio, è la negazione del dialogo e del confronto su questi temi all'interno dell'Università. Tra studenti e tra docenti. Purtroppo questo riporta a tempi bui della storia del pensiero'.
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