Pedaggi autostradali, il Ministero dei Trasporti certifica un business scandaloso

5,7 miliardi di euro su 841 milioni: è la proporzione tra quanto incassato dai concessionari autostradali nel 2016 e quanto restituito allo Stato. E di questi 800 milioni, 200 vanno in sconti pagati dallo Stato stesso
Cinque miliardi e 700 milioni su 841 milioni di euro: è questa la proporzione tra quanto incassato attraverso i pedaggi autostradali dai concessionari nel 2016 e quanto restituito allo Stato. Il dato è stato ufficializzato nei giorni scorsi dal Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli e riflette lo sbilanciamento che da sempre gli autotrasportatori (purtroppo non le associazioni di categoria che da questo sbilanciamento hanno vantaggio) denunciano. Solo 841 milioni ritornano nelle casse dello Stato, appena un settimo di quanto riscosso attraverso i pedaggi; da questi 841 milioni poi sappiamo che dobbiamo sottrare quasi 200 milioni di euro che lo Stato riconsegna quasi totalmente ai Consorzi di servizi per gli autotrasportatori in conto terzi come Fitalog o Fai Service guidata per anni da Fabrizio Palenzona (oggi presidente Aiscat, l'associazione delle società autostradali) per gli sconti ai camionisti (tecnicamente riduzione compensate sui pedaggi autostradali).
Sconti sui pedaggi che non sono a carico delle Autostrade, ma della finanza pubblica, quindi della collettività, e che, come ormai noto, hanno permesso ad esempio a Fitalog di chiudere un bilancio con ricavi per 114 milioni. Quindi i camionisti, grandi clienti delle autostrade, pagano costosissimi pedaggi ai concessionari e ricevono gli sconti dallo Stato con soldi pubblici. Di fatto di queste ingentissime somme di denaro rimangono al pubblico poco più di 600 milioni.
E' un sistema assurdo, penalizzante e che privilegia in modo scandaloso i concessionari autostradali che poco o nulla restituiscono alla Comunità. Un sistema che personalmente ho avuto modo di denunciare per chiederne il cambiamento a tutti i ministri dei Trasporti che negli ultimi sei anni si sono succeduti: Matteoli, Passera, Lupi e Delrio.
Sempre secondo i dati del Ministero dei Trasporti gli investimenti messi in campo da questi concessionari sono infatti calati del 20% rispetto al 2015 e per la manutenzione si sono spesi appena 646 milioni, il 7% in meno rispetto all'anno prima. Con Autostrade per l’Italia, nello specifico, che nel 2017 ha avuto quasi 4 miliardi di ricavi e un margine operativo lordo di quasi 2,5 miliardi: il 62% del fatturato.
Come giustamente riferisce il Ministro Toninelli, 'stiamo parlando di infrastrutture che rappresentano monopoli naturali e che sono state gestite da privati senza alcun parametro di concorrenza e di mercato. Opere costruite per lo più negli anni ’60 e ’70, il cui ammortamento si è in gran parte compiuto negli anni ’90. Opere sulle quali, oggi, bisognerebbe viaggiare con tariffe molto basse o addirittura gratis, come avviene in grandi Paesi quali Germania o Gran Bretagna'.
Io non credo agli slogan e al cambiamento fine a se stesso. Ma se questo Governo, al quale va già riconosciuto il merito di aver intrapreso una operazione trasparenza su questa tematica, riuscirà a scardinare questo Sistema avrà il plauso di una intera fetta di economia reale. Quella che - a dispetto di questi incredibili privilegi - sostiene ogni giorno il nostro Paese.
Cinzia Franchini
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