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Buon compleanno Aida (prima parte)

Data: / Categoria: Che Cultura
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A 150 anni dalla prima esecuzione del capolavoro verdiano e la storia del canale di Suez


Buon compleanno Aida (prima parte)
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L’Aida è strettamente unita alla celebrazione per l’apertura di un’opera ingegneristica colossale, che segnò la storia dell’Uomo e del commercio mondiale: il canale di Suez.
L’idea di collegare il Mar Rosso con il Mediterraneo si perde nella notte dei tempi. Secondo le cronache di Erodoto, fu un certo faraone Nekao II – vissuto circa 600 anni prima della nascita di Cristo – a tentare per primo l’impresa. L’idea del suo sconosciuto progettista, affatto malvagia e ripresa dagli ingegneri della metà dell’800, era quella di utilizzare un ramo del delta del Nilo da collegare allo scavo di un canale. I lavori non furono ultimati dal faraone: infatti, toccò al re Dario I – il conquistatore persiano dell’Egitto – a portarlo a termine.
Questa via d’acqua non profonda poteva essere utile per le imbarcazioni dell’epoca che presentavano poco pescaggio; il problema di questo scavo era che necessitava di una continua manutenzione, poiché il deserto spingeva sempre per riconquistare quello spazio che gli era stato sottratto.

I venti desertici spostavano la sabbia e infatti nel 30 a.C. - come ci racconta Plutarco nella Vita di Marco Antonio - la regina Cleopatra aveva tentato questa via per fuggire da Ottaviano che ad Azio s’era aggiudicato la vittoria. La regina in fuga sperava di poter raggiungere il Mar Rosso, ma non vi riuscì: il canale era ormai insabbiato.

I resti di questo scavo furono rinvenuti nel 1799 dalla celebre spedizione in Egitto di Napoleone il quale per diversi anni nutrì la speranza di poterlo riaprire. L’intento del generale era mettere in difficoltà la Gran Bretagna, rivale della Francia, che al tempo dominava i mari e i commerci anche grazie al suo controllo della rotta del Capo di Buona Speranza. Senza la comunicazione tra il Mar Rosso e il Mediterraneo, le navi erano costrette a circumnavigare l’Africa per collegare Europa e Asia.


Gli ingegneri francesi risposero che l’impresa era praticamente impossibile e Napoleone rinunciò alla costruzione del canale, perché i suoi scienziati gli dissero che il livello del mar Rosso era di circa 9 metri più alto di quello del mar Mediterraneo. Per costruire un canale navigabile sarebbe stato necessario creare un complesso e dispendioso sistema di chiuse e il risultato non era certo.

Però, gli ingegneri di Napoleone si sbagliavano: la differenza d’altezza tra i livelli dei due mari era ed è, in realtà, di modesta misura, ma dovettero passare una cinquantina d’anni prima che nuovi studi confermassero che il dislivello era minimo e affrontabile.
Dobbiamo tenere presente che a quel tempo le navi stavano diventando sempre più grandi e i commerci si intensificavano. I prodotti provenienti dalle terre bagnate dall’Oceano Indiano erano costretti ad un lungo tragitto, senza il canale, e i costi si presentavano elevatissimi. Altro dato, che spinse a compiere l’impresa, fu l’elevato rischio per le navi di perdere l’intero carico a causa delle tempeste e dei marosi che proprio a Capo Horn flagellavano le acque.
Sarebbe bastato tagliare quel lembo di deserto, per risolvere ogni problema, ma non si sapeva come domare il medesimo. Il primo disegno di una comunicazione diretta fra il Mediterraneo e il Mar Rosso, mediante il taglio dell’istmo di Suez, fu ideato nei primi anni del 16° sec. dai Veneziani, ma quello definitivo fu elaborato ancora da un italiano, anche se a quel tempo la sua cittadinanza era austriaca. Questo italiano è Luigi Negrelli, nato in Tirolo, a Fiera di Primiero, e laureatosi a Padova.

L’idea di progettare il canale, tagliando l’istmo di Suez, gli venne nei primi anni del 1840, ma in quel periodo l’Impero austriaco gli affidò altri incarichi e poi la tensione con il regno di Savoia, che sfocerà nella Prima Guerra d’Indipendenza, lo portò ad occuparsi d’altro. Nello stesso anno, il 1849, dopo i moti rivoluzionari del ‘48, fu inviato nel Lombardo Veneto, a Verona e poi a Milano, per ripristinare strade e ferrovie danneggiate dal conflitto.
Poco prima, nel 1846, si era costituita ufficialmente la Societé d'Etudes du Canal de Suez, poiché la progettazione di questa via d’acqua sembrava ormai irrinunciabile. La società riuniva studiosi francesi, inglesi e austriaci. A dire il vero, gli inglesi non partecipavano per promuovere loro progetti, ma per ostacolare quelli degli altri: come già detto, per entrare nel Mediterraneo si doveva passare da Capo Horn e da Gibilterra, loro possedimento. Preferivano il trasporto ferroviario che avrebbe consentito loro altri guadagni.

Nel 1854 diviene viceré d'Egitto Sa'id Pascià, che tenta di smarcarsi dal soffocante abbraccio inglese. Chiama il diplomatico francese Ferdinand de Lesseps, che aveva acquistato i progetti sviluppati dalla Societé d'Etudes du Canal de Suez, il quale si propone come unico responsabile di una nuova Commissione scientifica internazionale per la stesura definitiva del progetto.
Delle tre elaborazioni presentate da de Lesseps, realizzate da ingegneri francesi, inglesi e dell’Impero Austro Ungarico, fu scelta quella di Negrelli: l’unico che aveva proposto la canalizzazione diretta, l'aderenza alla conformazione del terreno per riparare il canale dalle sabbie e l’assenza delle chiuse ai due imbocchi del canale.
Gli inglesi la presero a male, molto male. I loro affari avrebbero subito un duro colpo ed erano esclusi anche dalla realizzazione del futuro canale. Allora, la regina Vittoria ordinò all’'esercito britannico di occupare l'isola di Perim, che separa il Mar Rosso dal Golfo di Aden. Realizzò, in buona sostanza, un’azione di pressione psicologica. Contemporaneamente, il Primo Ministro Lord Palmerston contestò duramente le soluzioni tecniche di Negrelli, che fu obbligato ad una serie di conferenze internazionali per dimostrare l’esattezza dei suoi calcoli e l’efficacia delle sue soluzioni.

Il Regno Unito fu zittito e l’ingegnere italiano ebbe finalmente dal viceré la direzione generale dei lavori per aprire il Canale di Suez, ma gravemente malato e spossato dalle contestazioni, Negrelli morì dopo pochi giorni a Vienna. Allora toccò a Lesseps prendere in mano la situazione; il diplomatico continuò materialmente i lavori e la costruzione della via d’acqua durò dieci anni. Si svolse in condizioni terribili: morirono migliaia di scavatori, in gran parte egiziani e costretti al lavoro forzato. Scoppiarono epidemie di colera e altre malattie, che si diffusero nei cantieri e molte volte Lesseps temette di non riuscire a portare a termine l’impresa. Ma il 17 novembre del 1869 il Canale fu inaugurato alla presenza dell'Imperatrice dei francesi Eugenia, moglie di Napoleone III e dell’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria.
Per celebrare l’apertura del canale, fu chiamato un altro italiano: Giuseppe Verdi, che al tempo rappresentava il compositore più adatto a creare un’opera grandiosa, epica e solenne, che esaltasse la gloria dell’Egitto. E su di lui e la sua opera, l’Aida, vi dirò la prossima settimana.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegna

Visiting Professor London Performing Academy of Music di Londra. Docente di Formazione Corale e del master in Musica e Cinema presso Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi Tonelli..   Continua >>



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