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Copertura cinetica e giardino sul tetto: sul S.Agostino, dopo 20 anni, si continua (solo) a sognare

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Ennesima presentazione oggi per un progetto ancora impalpabile, bello e senz'anima. Venti milioni già spesi per alcuni locali. In tre lotti si arriverà a 60 milioni. Ma una visione e una idea forte su cosa sarà ancora non c'è


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Bello e impossibile o, meglio, bello e senz'anima. Il progetto di riqualificazione strutturale e culturale del complesso storico del S.Agostino, atteso da 25 anni, e negato alla città da altrettanti, dopo la cessazione della sua funzione di ospedale, è stato ripresentato questa mattina a firma dello studio di design e innovazione Carlo Ratti Associati insieme all'architetto Italo Rota. La sede è quela della ex cappella, all'interno del complesso. Scorrono slide e rendering, insieme ad un video minimalista, come quelli che per anni si sono visti, per riqualificare e mettere a sistema un complesso di 22mila metri quadrati con un approccio cosiddetto, ma non meglio definito, sperimentale, 'facendo convergere - affermano i progettisti - il mondo del restauro e quello dell'architettura cinetica, basata sul dinamismo delle forme'.
Cuore del percorso e del progetto, racchiusa tra gli edifici storici, è la nuova piazza a triangolo con una copertura cinetica, leggerissima e trasparente, in grado di aprirsi e chiudersi in maniera armonica. 'Sarà l'unica al mondo di queste dimensioni' - annunciano i progettisti vantando la collaborazioni con il numero uno delle strutture cinetiche e dinamiche Chuck Hoberman, riferimento anche per la Nasa. Intanto la cosa unica al mondo, al 6 dicembre 2022, rimane dopo 20 anni un contenitore potenzialmente strategico, mai utilizzato, in pieno centro, ancora vuoto, nello spazio ma soprattutto nell'identità.  
Uno spazio che da anni vorrebbe riempirsi attraverso il nome nome di Ago, fabbriche culturali, il cui simbolo venne presentato in pompa magna il 7 dicembre di quattro anni fa. Ancora utile certamente per nascondere l'assenza pressoché totale di contenuti culturali, ma soprattutto di idee. La sensazione nuovamente percepibile oggi è stata questa.

Di progetti che in assenza di idee partono dai contenitori e non ricostruiscono o reinventano questi ultimi partendo da idee e visioni. Semplicemente perché idee e visioni di futuro, a Modena, nonostante il sindaco si sforzi da anni di farlo credere, non ci sono, a livello di decisori politici e di governo. Fatto sta che dopo dieci anni di presentazioni ancora non vediamo, nemmeno percepiamo, nemmeno stampati sulla carta, nemmeno leggendo tra le righe delle note e schede stampa, nemmeno, pur sforzandoci, nei concetti declinati in parole chiave come innovazione, digitale, sostenibilità, ricerca. Quelle che già avevano sentito ripetere e proiettare in quello stesso cortile che ancora oggi, come nel 2018, ha muri scrostati, tutti da rifare, ancora da rifare.

Sul palco, questa mattina a parlare nelle forme e nei ritmi lenti di un evento a metà tra un convegno ristretto (vista la sequenza di relatori tecnici ed istituzionali), e una conferenza stampa (scomodo format tanto ibrido quanto scomodo ormai diffuso nelle agenzie di comunicazione), c'erano i progettisti, c'era il presidente della Fondazione Modena Paolo Cavicchioli, pronto a garantire a nome della Fondazione stessa, i 60 milioni da spendere per chiudere anche il terzo dei tre lotti da 20 milioni di euro circa, che a nostra domanda ipotizza concludersi per fine 2026. Poi c'era il sindaco Giancarlo Muzzarelli, il terzo (dopo Barbolini, che per quella piazza ipotizzò e fece affondare il progetto della porta di Ghery, e Pighi), della 'vecchia' generazione PCI-PDS-DS-PD a chiudere con un nulla di fatto il decennale di mandato. Perchè, c'è da scommeterci visti i precedenti, a primavere 2024, purtroppo, le cose, ancora non saranno cambiate. Come oggi. Ed anche questo è altro record, forse unico, al mondo. 

Unica cosa che segna una piccola novità rispetto al passato è il fatto che i progetti presentati hanno ottenuto, come specificato dagli stessi progettisti, tutte le autorizzazioni. Per non incappare in uno degli stop e degli inghippi sui quali erano naufragati i progetti precedenti.

Il progetto 
Nelle parole dei progettisti, l'intervento di Carlo Ratti Associati e Italo Rota segue un approccio sperimentale, facendo convergere due poli considerati a lungo come opposti: da un lato il mondo del restauro, dall'altro quello dell'architettura cinetica tipica delle dimensioni installative.

Al cuore del percorso di visita, esteso su un'area di oltre 22mila metri quadrati, si trova il simbolo del progetto: una nuova piazza a triangolo, racchiusa tra gli edifici storici dell'ex complesso dell'ospedale di Sant'Agostino, la quale presenta una spettacolare copertura cinetica realizzata in collaborazione con l'ingegnere e artista americano Chuck Hoberman, maggiore esperto mondiale di strutture dinamiche, già al lavoro per la NASA. Hoberman e CRA hanno disegnato una leggerissima struttura pieghevole e trasparente: un origami capace di aprirsi e chiudersi in maniera armonica, trasformando in piazza e area di ritrovo un luogo a lungo dimenticato.
 
'I luoghi della cultura devono essere pensati come dinamici, vale a dire capaci di incorporare modifiche di uso, sul breve e sul lungo termine. Ripercorrere il passato del complesso S. Agostino significa incontrare una panoplia di storie, personaggi e funzioni: si tratta di una diversità a volte contraddittoria, ma nella cui molteplicità risiede la memoria urbana - spiegano dallo studio di design e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati - Poiché AGO ha avuto tanti passati, crediamo dovrà avere oggi una molteplicità di futuri. Il nostro dovere da progettisti nell'intraprendere un'operazione di restauro diventa allora non tanto quello di 'congelare' l'edificio, bensì quello di predisporre una piattaforma capace di accogliere trasformazioni nel corso del tempo'.

Il percorso 
Il progetto, poi, dà vita a una serie di stanze flessibili e riconfigurabili, capaci di ospitare le differenti funzioni di AGO. Dopo il grande foyer comune a doppia altezza, il cammino si snoda attraverso i corridori delle 'tenaglie', restaurati per ripristinarne la monumentalità originaria, attraverso la reinterpretazione dell'antico sistema di volte a botte e a crociera.
Entrando nel cuore dell'isolato, attraverso la corte del Museo Anatomico si arriva poi alla Corte del Camino e al sistema di edifici non monumentali, ulteriore porzione del complesso restituita alla città. Da qui, grazie a un'altra installazione cinetica, si arriva alla nuova terrazza: un 'giardino' sospeso sopra i tetti di AGO. Da questo spazio pubblico, dove si incontrano naturale e artificiale, la vista si allarga sulle cupole e i campanili del centro storico di Modena.

Gianni Galeotti

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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