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Davanti alla realtà emersa dall'operazione della guardia di finanza, con lavoratori sfruttati, sottopagati e 'costretti a lavorare in condizioni degradanti' nel settore della lavorazione delle carni, la Cgil chiede nuovamente sul piano ripristinando il reato penale nella somministrazione di manodopera, depenalizzato nel 2016.
E' Umberto Franciosi, segretario della Flai-Cgil dell'Emilia-Romagna, a rilanciare la proposta. 'Ancora una volta si conferma quanto stiamo denunciando, in tutto il territorio regionale e nazionale, in merito ai fenomeni di sfruttamento che si nascondono dietro gli appalti di dubbia legittimita'.
Sfruttamento che avviene, come appurato dall'indagine della Guardia di finanza di Modena, attraverso l'intermediazione illegale di manodopera', segnala Franciosi. Ma c'e' anche, per il sindacato, una novita' di un certo rilievo: 'Per la prima volta, su richiesta della Procura di Modena, notiamo che viene applicata la legge contro il caporalato in agricoltura.
La Procura ha richiesto la nomina di un amministratore giudiziale, con il compito di affiancare e controllare gli imprenditori nella gestione delle aziende coinvolte nello sfruttamento dei lavoratori'.
Per Franciosi, c'e' una 'ulteriore prova che quella legge e' fondamentale nel reprimere le situazioni di grave sfruttamento, come sembrano essere state riscontrate nell'inchiesta modenese, ed allo stesso tempo garantire l'attivita' lavorativa ai lavoratori dipendenti delle imprese coinvolte'.
Inoltre, continua Franciosi, 'i nuovi 'abusi' nel settore carni di Modena provano che la legge contro il caporalato non va cambiata ma solo applicata. Oltre alle leggi ed alla repressione dei reati con le forze dell'ordine, sarebbe opportuno anche un po' di responsabilita' sociale da parte delle imprese committenti che non possono non accorgersi di quanto accade nei loro appalti. Se si continua a competere con questa organizzazione del lavoro non puo' esserci un futuro per nessuno'.
Redazione Pressa
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