I dati delle imprese attive comune per comune
Tra il 2014 e il 2024, il numero di imprese attive è sceso da 1.204 a 837, con una flessione del 30,5%, ben superiore alla media nazionale del 21,1% registrata nello stesso periodo.La crisi, già in atto da anni, ha subito un’accelerazione durante la pandemia di COVID-19. Solo tra il 2019 e il 2022, la provincia ha perso 111 attività, pari all’11%. I comuni più colpiti in questo triennio sono stati Modena, con 48 imprese cessate (-14,9%), Carpi con 10 cessazioni (-9%), Pavullo con 5 (-11,5%), Vignola con 6 (-9,7%) e Sassuolo con 6 (-6%). A livello comunale, nel periodo 2014-2024, Modena ha registrato la perdita più significativa in termini assoluti, passando da 370 a 243 imprese (-127). Seguono Carpi, da 141 a 97 (-44), Sassuolo, da 105 a 83 (-22), e Formigine, da 55 a 37 (-18).Le imprese individuali sono risultate le più vulnerabili, con un calo del 58%, seguite dalle società di persone (-23%) e dalle società di capitale (-19%). Le cause di questa contrazione sono molteplici. In primo luogo, la crescita esponenziale dell’e-commerce ha rivoluzionato le abitudini di acquisto dei consumatori, attratti dalla comodità, dalla velocità e dai prezzi competitivi offerti dalle piattaforme online. Le piccole imprese locali, spesso prive delle risorse per sviluppare una presenza digitale efficace, si sono trovate in difficoltà nel competere con i colossi del commercio elettronico. A ciò si aggiunge l’aumento dei costi gestionali – affitti, utenze, spese operative – che ha reso sempre più difficile mantenere la sostenibilità economica delle attività tradizionali. La contrazione dei consumi, aggravata da una percezione distorta dell’inflazione, ha ulteriormente ridotto i margini di sopravvivenza.
La spesa della famiglie nel settore
Nel 2023, la spesa delle famiglie italiane per abbigliamento e calzature è calata del 2,5%, attestandosi a 65,6 miliardi di euro. Secondo un’indagine ISTAT del 2024, quasi la metà delle famiglie ha dichiarato di aver ridotto gli acquisti in questo settore.
I consumi condizionati da social e influencer
Il consumatore moderno è sempre più informato, esigente e influenzato da dinamiche nuove. L’83% degli acquirenti considera i consigli degli influencer un elemento determinante nel processo decisionale, e il 28,8% ha dichiarato di aver acquistato almeno un prodotto promosso da un influencer. Il fenomeno degli “haul”, video in cui si mostrano e commentano gli acquisti effettuati, è diventato un potente strumento di marketing, soprattutto sulle piattaforme come TikTok e YouTube.Le tendenze del settore nell'analisi Unimore
Secondo la professoressa Elisa Martinelli dell’Università di Modena e Reggio Emilia, tra i principali driver che stanno plasmando il futuro del fashion retail vi sono sei tendenze chiave. In primo luogo, il digitale è ormai un elemento dominante. L’e-commerce nel settore moda in Italia è in forte espansione: si stima che il mercato online passerà da 16,48 miliardi di euro nel 2023 a 36,31 miliardi nel 2029, con un tasso di crescita medio annuo del 14,06%. I segmenti trainanti saranno l’abbigliamento e il lusso, con un valore aggiuntivo previsto di oltre 21 miliardi di euro.A questa dinamica si affianca il fenomeno della “phygitalizzazione”, ovvero l’integrazione tra canali fisici e digitali per offrire un’esperienza d’acquisto unica e personalizzata. Tra gli esempi più innovativi figurano i totem interattivi nei negozi, i camerini smart, il servizio Click & Collect e la completa integrazione tra online e offline. La consegna a domicilio resta la modalità preferita dal 76,6% dei consumatori, ma cresce anche il ritiro presso punti esterni.
Un altro elemento dirompente è l’ultra-fast fashion, con attori globali come Shein e Temu che hanno rivoluzionato il modello di business, puntando su velocità, prezzi bassissimi e massiccio utilizzo dei social. Questo modello, sebbene efficace sul piano commerciale, solleva interrogativi importanti in termini di sostenibilità ambientale e sociale.
Proprio la sostenibilità rappresenta una delle sfide più urgenti. Il concetto di moda circolare, che punta a ridurre gli sprechi e massimizzare il riutilizzo, è ancora poco conosciuto. Sebbene il 60% dei cittadini europei si dichiari disposto a pagare di più per prodotti sostenibili, le scelte reali sono ancora fortemente condizionate dal prezzo. In questo contesto, il mercato del second-hand sta guadagnando terreno, offrendo un compromesso tra risparmio e responsabilità ambientale. Anche il fashion renting, ovvero il noleggio di abiti e accessori, si sta affermando come opzione emergente per un consumo più consapevole.
Infine, cresce la domanda di personalizzazione, sia nel prodotto che nell’esperienza d’acquisto, mentre l’innovazione nei materiali e nei processi produttivi sta ridefinendo l’intero panorama della distribuzione moda.
Giulio Po, presidente provinciale di FISMO Confesercenti Modena, sottolinea la gravità della situazione: “La riduzione del 30,5% delle imprese del commercio moda nella nostra provincia non è solo un numero, ma rappresenta la perdita di posti di lavoro, di vitalità dei nostri centri urbani e di un pezzo della nostra identità economica e sociale. È fondamentale che le istituzioni implementino misure di sostegno concrete e mirate. Non possiamo permettere che i nostri negozi di vicinato, che rappresentano un presidio sociale e culturale fondamentale, vengano inghiottiti da dinamiche di mercato sempre più aggressive e da costi insostenibili”.
Anche Marvj Rosselli, direttrice provinciale di Confesercenti Modena, ribadisce l’importanza di accompagnare le imprese in questo percorso di trasformazione: “L’accurata relazione della professoressa Martinelli porta all’attenzione tematiche cruciali per le nostre imprese. Gli spunti emersi possono essere di grande supporto per affrontare le difficoltà e cogliere le opportunità che il mercato presenta. Confesercenti Modena conferma il proprio impegno attivo a fianco degli imprenditori del retail moda, promuovendo conoscenza, formazione e adozione delle migliori pratiche”. Il settore moda modenese non è al capolinea, ma ha bisogno di una visione nuova, capace di coniugare tradizione e innovazione. La sfida è intercettare – e possibilmente anticipare – i cambiamenti in atto, per offrire ai consumatori un’esperienza d’acquisto all’altezza delle nuove aspettative. Innovazione, sostenibilità e centralità del territorio saranno le parole chiave per costruire il futuro del commercio moda a Modena.
Nella foto da sx: Marco Poggi (Responsabile delle Politiche Associative), Giulio Po (Presidente FISMO Confesercenti Modena), Elisa Martinelli (docente UNIMORE), Marvj Rosselli (Direttrice Provinciale Confesercenti Modena)