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Payback biomedicale: scadenza avvisi pagamento rinviata al 31 dicembre

Payback biomedicale: scadenza avvisi pagamento rinviata al 31 dicembre

La proroga decisa da Regione e associazioni del comparto biomedicale. Ribadita la richiesta al governo di un incontro


2 minuti di lettura

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Scadenza degli avvisi di pagamento rinviata al 31 dicembre 2025 con la possibilità di rateizzazione. Questa è la novità di oggi definita in Regione relativa agli effetti dell'applicazione della normativa payback sui dispositivi biomedicali.
La decisione è stata assunta oggi durante un confronto presso la sede della Regione insieme all'annuncio dell’attivazione di un tavolo tecnico regionale permanente con le rappresentanze del biomedicale.La discussione sarà inoltre portata dal vicepresidente con delega allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, e dall‘assessore regionale alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi, nelle rispettive Commissioni della Conferenza delle Regioni, così da proseguire la pressione di istituzioni e imprese sul Governo affinché venga abrogato il meccanismo che prevede la compartecipazione delle aziende del comparto (per questi anni in maniera retroattive) della spesa delle regioni per l'acquisto di dispositivi medicali forniti dalle aziende. In questi giorni la Regione aveva inviato alle aziende gli avvisi di pagamento con scadenza ravvicinata e che oggi è stata invece posticipata alla fine dell'anno.Il prossimo 11 febbraio è prevista la prima udienza di merito del Tar del Lazio
La decisione di prorogare la scadenza è stata condivisa dalla Regione con le associazioni di rappresentanza del comparto biomedicale durante un incontro svoltosi oggi pomeriggio a Bologna.
Al confronto,
insieme al vicepresidente, Vincenzo Colla, e all’assessore, Massimo Fabi, i vertici delle associazioni di categoria emiliano-romagnole: Agci, Comitato unitario delle professioni intellettuali degli ordini e dei collegi professionali (Cuper), Commissione Regionale Abi, Confagricoltura, Confapi Emilia, Confapindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Cna, Confesercenti, Confimi Romagna, Confindustria, Confprofessioni, Legacoop, Anci, Unioncamere, Uncem e Confsal.La Regione, per non infrangere i termini di legge, nei giorni scorsi, quale atto dovuto ha inviato alle imprese emiliano-romagnole la richiesta di pagamento del payback sui dispositivi medici.
“Abbiamo portato al centro del dibattito una norma che, comunque la si consideri, rischia di creare gravi problemi sia al sistema pubblico che a quello privato. Continueremo a batterci per una revisione del meccanismo- spiegano Fabi e Colla- e insieme alle imprese del settore e alle loro rappresentanze proseguirà la pressione della Regione sul Governo per la sua abrogazione. Questo a salvaguardia della tenuta del Sistema sanitario nazionale e della tutela della salute delle persone, oltre che per scongiurare situazioni di incertezza e difficoltà delle imprese e per l’intera filiera del biomedicale, strategica per l’Emilia-Romagna e per il Paese”.Il payback
Il sistema del payback sui dispositivi medici è stato introdotto nel 2011, stabilendo un tetto alla spesa pubblica per i dispositivi medici sia a livello sia nazionale che regionale.
Nel caso di sforamento del tetto, le Regioni dovevano coprire i costi in eccesso. Nel 2015, con una modifica di legge, il governo Renzi ha previsto che le aziende fornitrici di dispositivi medici partecipassero al “ripiano” del debito, contribuendo fino al 50%. Questo per il periodo 2015-2018.Il biomedicale in Emilia-Romagna
Sono oltre 500 le aziende del comparto in Emilia-Romagna. Impiegano 14mila lavoratori e rappresentano circa il 23% del Pil regionale. Le grosse multinazionali medtech insediate in regione sostengono una filiera di centinaia di Pmi locali e 5mila posti di lavoro.
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Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consigliere Corecom (C...   

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