La recente decisione del TAR del Lazio di respingere i ricorsi delle imprese fornitrici di dispositivi medici sul sistema del payback sanitario ha scatenato forti reazioni nel mondo economico e politico. La sentenza, che conferma l’obbligo per le aziende di versare quanto dovuto per lo sforamento del tetto di spesa negli anni 2015-2018, viene vista da molti come un colpo durissimo per il comparto biomedicale, in particolare in Emilia-Romagna, dove il settore rappresenta un’eccellenza nazionale e internazionale.
Secondo Paolo Trande, esponente di AVS, la decisione del TAR certifica l’iniquità di una norma retroattiva, che scarica sulle imprese, soprattutto quelle piccole e medie, il peso delle carenze strutturali nel finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. Trande sottolinea l’urgenza di un intervento governativo per cancellare il sistema del payback e scongiurare il rischio di un collasso del settore. Le richieste avanzate da AVS sono chiare: eliminare il payback sanitario per farmaci e dispositivi medici, inserire nel bilancio dello Stato le risorse necessarie per coprire l’onere delle imprese del settore biomedicale e incrementare il finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, con un investimento strutturale di almeno 4-5 miliardi di euro all’anno per i prossimi cinque anni.
Lapam Confartigianato e Cna: 'Situazione insostenibile per le imprese'A confermare le preoccupazioni è anche la presa di posizione di Lapam Confartigianato e Cna, che vedono la sentenza come un’ulteriore complicazione per le aziende del comparto.
Pur rispettando la decisione dei giudici, le associazioni ribadiscono l’iniquità della norma e il rischio concreto per l’intera filiera produttiva.
'La normativa del payback rischia di far saltare un’intera filiera, mettendo a serio rischio la tenuta delle forniture del sistema sanitario nazionale, con gravi conseguenze per i cittadini', hanno dichiarato le associazioni.
Lapam Confartigianato e Cna mettono in guardia sulle ripercussioni che potrebbero derivare da questa situazione: molte aziende potrebbero bloccare le forniture agli ospedali, con conseguenze pesanti sia per il settore sia per la sanità pubblica. Inoltre, rilevano che gli sforamenti della spesa non erano conosciuti dalle imprese, rendendo impossibile qualsiasi accantonamento preventivo.
Le associazioni chiedono alla politica un intervento urgente e risolutivo, con l’abrogazione della norma e una soluzione anche per le annualità successive al quadriennio 2015-2018.
'Come associazioni ci attiveremo per un confronto immediato con i rappresentanti politici del territorio' concludono, auspicando una rapida risposta dal Governo.