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Gentile Ministra Lorenzin,
ho 31 anni e sono una docente precaria. Vivo a Modena, dove ho preso una laurea magistrale e provo a costruire il mio futuro. Lei non mi conosce, ma io si da quando ha lanciato l’incredibile campagna Fertility Day.
Ora siamo candidate entrambe a Modena e le scrivo, da donna a donna, per spiegarle il mio dissenso. Il suo Fertility Day ha avuto il merito di evidenziare l’emergenza della denatalità, non è tollerabile lei abbia accusato me e tante donne di “perdere tempo” a scapito della nostra fertilità.
Mi capisca Ministra, viviamo in una società che ci fa sentire in ritardo con la vita. Nella vita lavorativa, che a 30 anni ci fa sopravvivere di tirocini e di contratti a tempo determinato. Siamo in ritardo nella vita privata, perché abitiamo in affitto in case condivise, oppure con i nostri genitori. Un carpe diem squalificante, che non ci permette di immaginare un futuro.
Noi, cara Ministra, a questo gioco non ci stiamo più. Vorremmo prendere in mano le nostre vite e fare spazio al nostro tempo. Un tempo da contaminare di dritti, lavoro e sicurezza. La sicurezza di un futuro degno, non quella sbandierata in tv.
Quando lei ci ammonisce sulla nostra ‘fertilità in scadenza’, ha detto proprio così, lo sdegno è inevitabile. Un governo serio non affronta la denatalità solo da un punto di vista sanitario. Lo stesso governo che doveva fare mille asili in mille giorni ed ha fatto solo il bonus bebè. Ma che ce ne facciamo di quel bonus con rette dei nidi di 300 euro al mese? Come mettere al mondo responsabilmente dei figli se il nostro contratto dura meno di una gravidanza? Nemmeno possiamo permetterci di rimanere a casa a fare dei figli: quelle che un lavoro quasi sempre precario, tra nonni con la vita lavorativa allungata e rette d’asilo nido così alte, cosa devono fare, licenziarsi? L'anno scorso in 25 mila hanno fatto questa scelta.
Il problema non è solo sanitario, la generazione dell’età fertile non può permettersi il lusso di scegliere se volere un figlio. Capisce?
Per questo mi candido in una lista che ha una visione del mondo più reale della sua, che affronta il problema. Va limitata la disparità di trattamento tra uomo e donna sul lavoro, occorre anche un congedo di paternità perché i figli non sono solo della mamma. L'istruzione deve essere gratuita dal nido all’università, perché anche il nido è un’esperienza educativa. Solo col nido non rinunceremo al lavoro. Vogliamo una sanità pubblica che non ci costringa a pagare ginecologi e analisi.
Le risposte devono essere strutturali perché la responsabilità di potere costruire delle famiglie è della politica.
La smetta di colpevolizzare una generazione a cui è stato negato tutto.
Basta giocare con le nostre vite. Su questi temi le propongo un confronto pubblico, da donna a donna, scelga lei il giorno e il luogo.
Alessandra Di Bartolomeo - Candidata Liberi e Uguali Modena