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Eccola, finalmente, la marcia in più del sindaco e presidente della provincia Giancarlo Muzzarelli. Emersa in tutta la sua evidenza grazie all'ultimo rapporto dell'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (Ispra) che ha fotografato il consumo di suolo in Italia nel biennio 2015-2016. Un'analisi, quella dell'Ispra, svolta – si legge nella premessa - “utilizzando le migliori informazioni che le nuove tecnologie sono in grado di offrire” e dunque fondata su numeri inattaccabili. Numeri che però, nel corso della sua discutibile quanto commovente irruzione elettorale in occasione della lezione magistrale tenuta negli scorsi giorni da Simone Ombuen ai Musei civici, il primo cittadino ha provato, senza riuscirvi, a sminuire.
I numeri del'Ispra, come è accaduto nelle scorse settimane per quelli dei rapporti di Sole 24 Ore e Italia Oggi sulla qualità della vita in Italia e che indicano in particolare nella sicurezza e nel degrado i talloni di Achille di Modena, devono essere apparsi indigenti a Muzzarelli. Al punto che l'uomo non ha saputo resistere, come detto, al tentativo, maldestro, di metterli in discussione.
Eppure il sindaco di Modena ha spesso sposato i numeri come proprio migliore alleato nella sua corsa in solitudine a governare la città. Sui numeri Muzzarelli ha fatto spesso leva, ad esempio, per suffragare la personale e bizzarra tesi secondo cui, grazie al proprio arrivo in piazza Grande, Modena avrebbe ingranato una marcia in più.
Contro chi osa criticare il suo anacronistico disegno di sviluppo a suon di mattone e supermercati, Muzzarelli brandisce infatti i numeri della 'marcia in più', quando delineano un orizzonte positivo su indicatori come la disoccupazione, il pil locale, la produttività. Materie, queste, sulle quali nessuna amministrazione locale e quindi neppure quella guidata dal fananese sindaco di Modena, può realisticamente incidere.
La marcia in più - in questo caso sarebbe bene parlare di 'marcia in retro' -, è tutta nei numeri, dicevamo, del rapporto stilato da Ispra. Che descrive da anni, con puntualità, le trasformazioni di quella che viene definita come “risorsa ambientale essenziale fondamentale non rinnovabile, vitale per il nostro ambiente, il nostro benessere e la nostra stessa economia”.
Ebbene, dal 2015 al 2016, il consumo a livello provinciale è stato pari a 62.641 ettari: l'equivalente di poco meno di 8.800 campi di calcio.

Ciò che deve far riflettere è però il dato elaborato dall'Ispra sulla città capoluogo: nel biennio considerato, quello in cui si sono appunto dispiegati gli effetti della 'marcia in più' in salsa muzzarelliana, Modena è saldamente nella top twenty delle città che bruciano più suolo. Per l'esattezza, la città della Ghirlandina ha consumato complessivamente 9.214,65 ettari. Risultato, questo, che è valso, sia nel 2015 che nel 2016, la 19^ posizione nazionale nella classifica dei 309 comuni messi sotto la lente di ingrandimento. Performance, queste, che fanno emergere una volta in più, ed in tutta la sua drammaticità, la dissennatezza delle politiche urbanistiche condotte in questi anni, sempre più schiacciate come sono su meri interessi edilizi.
E il quadro messo in luce dall'Ispra rischia seriamente di aggravarsi: da un lato con l'approvazione di una legge regionale sulla pianificazione urbanistica, che, come ha affermato in un'intervista alla Gazzetta di Modena la presidente dell'ordine degli architetti Anna Allesina, “lascia troppo margine interpretativo e decisionale ai singoli comuni”; dall'altro a causa del via libera a discutibili operazioni come quelle di via Vaciglio e via Fratelli Rosselli, con cui nasceranno, su suolo vergine, ben 900 abitazioni. Insediamenti, quelli previsti e benedetti dall'attuale Sindaco di Modena, che, vale la pena ricordare, hanno come protagonisti Carlo Zini di CMB e Mauro Galavotti di CME, due tra i principali esponenti del sistema-Muzzarelli.
La ricerca dell'Ispra, in definitiva, certifica come per Muzzarelli ed i suoi accoliti la rigenerazione sia non solo un tema tabù ma addirittura un argomento culturalmente ostico. Relegato come è ai margini di una vision miope, in cui la cosa più semplice da fare continua ad essere quella di 'regalare' norme urbanistiche ad hoc e suolo ai palazzinari amici. Tutto ciò, in luogo della messa in campo, ben più faticosa, di un impianto urbanistico ancorato ad un modello di sviluppo rispettoso del diritto dei nostri figli di vedersi consegnare almeno un ambiente meno massacrato e ad una struttura economica improntata a criteri di sostenibilità ed innovazione.
Eli Gold