Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Sanità, ambiente, sicurezza. Seguendo questi tre fili rossi credo sia possibile intuire immediatamente quanto la nostra terra, quella fetta di Emilia che comprende le province di Modena e Reggio Emilia, abbia bisogno di aria nuova e di un rinnovamento vero nelle idee e nelle persone chiamate a governare il territorio.
I problemi, sempre quelli, sono noti. Sul fronte della sanità, l'eccellenza emiliana è rimasta tale solo dal punto di vista della narrazione con la quale viene descritta. Un vestito indubbiamente eccellente, fatto di conferenze stampa e progetti altisonanti, per coprire un problema profondo a livello organizzativo ed economico.
Il buco della sanità emiliana, da 75 milioni di euro, è stato ripianato nel bilancio consuntivo regionale con altre risorse ed è evidente che la riorganizzazione dei Pronto soccorso annunciata dall'assessore Donini (prima assessore ai trasporti) va letta, oltre che come una operazione di make up, più in chiave di ridimensionamento che di potenziamento del servizio. Del resto i problemi rispetto all'offerta sanitaria vengono toccati con mano ogni giorno dai cittadini: dalle lunghe liste d'attesa passando per la carenza di medici di base. Un quadro così proccupante da fare incredibilmente passare in secondo piano pure la chiusura dei punti nascita di Pavullo e Mirandola, a dispetto di tutte le promesse elettorali del governatore Bonaccini.
Sul fronte ambientale la gestione modenese della raccolta differenziata dei rifiuti è lo specchio più crudele di un fallimento profondo. Davanti a una multitutility Hera che chiude ogni anno i bilanci con cifre record, ci ritroviamo con una gestione della raccolta rifiuti che è difficile da definire. Pessimo biglietto da visita per la città in termini di accoglienza e di turismo e un contesto che penalizza fortemente la sua vivibilità.
Anche in questo caso però lo storytelling è lì a supplire le carenze evidenti del servizio. Il racconto che viene trasmesso da Comune e Hera è di tutt'altro tenore rispetto allo spettacolo fatto di montagne di immondizia per strada al quale devono assistere i cittadini; una negazione continua della realtà attraverso la quale si pretende di cambiare il mondo. Quasi che ripetendo ossessivamente 'va tutto bene' sia sufficiente a far andare davvero le cose per il verso giusto. E la prima vittima di questo approccio è l'ascolto dei cittadini ai quali chi ha responsabilità di governo deve rispondere. Il caso del Polo Conad alla Sacca, con le proteste rimaste inascoltate e con la spaccatura all'interno della maggioranza stessa di governo, rappresenta bene questa colpevole indifferenza dettata dalla volontà di andare avanti a tutti i costi.
Infine il tema della sicurezza. Anche in questo caso si ripete lo stesso copione. Non potendo più smentire la stretta correlazione tra il tema della gestione fallimentare dell'immigrazione e la crescita del livello di insicurezza della città, il primo cittadino e la sua giunta hanno deciso che la strada più semplice è quella di negare le proprie responsabilità addossandole al Governo in carica da pochi mesi. Da anni il Comune di Modena spende milioni di euro per finanziare le realtà che si occupano dell'accoglienza degli stranieri e in particolare dei minori, eppure - nonostante questo sforzo - davanti ai risultati fallimentari e davanti a tragedie immani, come quella rappresentata dall'omicidio di un minorenne in pieno centro, non si è levata una sola parola di autocritica.
Ed ecco allora che in questo contesto non si può che auspicare e sostenere un cambio di modello che implichi una alternanza negli uomini e nelle forze politiche che governano il territorio. Perchè l'autoreferenziatà delle nomine nei nodi chiave di governo, dalla cultura alla sanità, dalle fondazioni alle partecipate, non solo rappresenta uno schiaffo rispetto alla meritocrazia, ma il ruotare le stesse persone su sedie diverse, indipendentemente dalle loro competenze, ha come conseguenza diretta un continuo abbassamento del livello dei servizi e della qualità di vita dei cittadini.
Cinzia Franchini
Cinzia Franchini
E' imprenditrice artigiana nel settore del trasporto di merci conto terzi ed è consulente per la sicurezza dei trasporti di merici pericolose su strada.
E' stata per sei anni presi.. Continua >>