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Morte di Daniela Coman, la Procura: 'Soffocata dall'ex compagno Peter Pancaldi'

Morte di Daniela Coman, la Procura: 'Soffocata dall'ex compagno Peter Pancaldi'

L'udienza di convalida del fermo di Pancaldi - ora detenuto nel carcere reggiano - si terrà probabilmente lunedì


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Lei voleva lasciarlo e lui le ha teso una trappola mortale. E' l'accusa mossa dai Carabinieri a Peter Pancaldi, il 45enne di Prato di Correggio (Reggio Emilia) fermato e portato in carcere perché gravemente indiziato del femminicidio della sua convivente, la 48enne romena Daniela Coman. L'uomo è indagato per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dal fatto di aver in precedenza messo in atto condotte persecutorie nei confronti della vittima. La donna è stata ritrovata cadavere (sul letto coperta da un piumone) nell'abitazione con cui, pur avendo mantenuto un proprio appartamento in provincia di Modena, conviveva con il suo presunto assassino. La relazione, iniziata circa un anno fa, era tormentata e costellata di botte e minacce di morte. Pancaldi, affetto da problemi di tossicodipendenza, era possessivo e spesso preda di accessi d'ira in cui- come raccontato dalla sorella della vittima- era solito tappare naso e bocca della compagna impedendole di respirare. E sarebbe questa la modalità con cui Daniela Coman, sul cui corpo non sono stati inizialmente trovati segni di violenza, potrebbe essere stata uccisa.

Secondo la cronologia degli eventi ricostruita dai Carabinieri reggiani, lo scorso martedì mattina la donna- che per il procuratore capo di Reggio Calogero Gaetano Paci conduceva nel complesso una vita 'ordinaria e tranquilla'- ha chiamato l'azienda di Baggiovara in cui lavorava come impiegata avvisando che sarebbe arrivata in ritardo, dopo aver svolto una commissione personale. Si sarebbe quindi incontrata con Pancaldi, a cui aveva comunicato la fine della loro relazione, nell'abitazione che avevano condiviso. Durante l'incontro, organizzato per prendere gli oggetti personali che aveva lasciato, la donna aveva messo in pratica uno stratagemma, utilizzato altre volte a tutela della propria incolumità fisica, chiamando cioè la sorella al telefono e (con il cellullare nascosto nella borsa) mantenendo attiva la comunicazione in modo che la parente potesse sentire cosa succedeva. Il tutto si sarebbe svolto senza incidenti, ma nella tarda mattinata dello stesso giorno, Pancaldi avrebbe richiamato la ex informandola di aver trovato in casa un computer e una macchina fotografica a cui la donna era particolarmente legata, perché contenenti le foto del figlio 11enne, che vive con il padre nel modenese. Il secondo appuntamento con l'ex compagno le sarebbe quindi stato fatale.
Le ricerche della donna sono partite però solo la sera del giorno dopo, mercoledì, in seguito alla formale denuncia di scomparsa presentata a Sassuolo dall'ex compagno della 48enne, che non era andata a prendere il figlio avuto con lui a scuola.
L'uomo si è rivolto ai militari anche su pressione della sorella della vittima, che non riusciva a mettersi in contatto con lei da ore. Dopo la scoperta del cadavere nella casa, i Carabinieri si sono messi sulle tracce di Pancaldi che- come appreso dai vicini di casa- era uscito di casa a bordo dell'auto della convivente. L'uomo è stato individuato in stato confusionale a Modena verso le due di mercoledì notte e portato in ospedale. Poi, in caserma a Reggio Emilia, ha detto ai Carabinieri di aver soffocato la sua compagna ritenendola responsabile della fine di una precedente relazione con un'altra donna, e degli agi economici necessari a procurarsi gli stupefacenti che questo rapporto gli garantiva. Ad avvalorare l'attendibilità del 45enne anche il fatto che abbia indicato agli investigatori il punto delle campagne reggiane in cui ha buttato il telefono della sua vittima, che inizialmente risultava scomparso. L'udienza di convalida del fermo di Pancaldi- ora detenuto nel carcere reggiano di via Settembrini- si terrà probabilmente lunedì. La salma di Coman si trova invece all'istituto di medicina legale di Modena in attesa dell'esame autoptico.
Il procuratore Paci lancia infine un appello: 'Anche se è difficilissimo perché ci sono i figli di mezzo e le condizioni anche economiche, dite alle vittime di denunciare sempre. Senza la denuncia queste vicende non emergono, rimangono sommerse in un ambito diventa difficile da esplorare e in cui, spesso, ne va della loro vita'.
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