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Ha scritto una lettera ai giudici della Corte d'appello di Bologna, in cui si è scusato con loro e con il sostituto pg Lucia Musti, ha detto di voler cambiare vita e ha ammesso di aver fatto parte dell'associazione 'ndranghetistica fino al 2015 (ma non dal 2015 al 2018, periodo in cui, secondo la pubblica accusa, è stato uno dei capi del clan). Ma nonostante questa dissociazione, oggi Gianluigi Sarcone, fratello del boss Nicolino, è stato condannato a 14 anni e sei mesi nell'appello del processo Aemilia, vedendosi confermare entrambe le accuse a suo carico, vale a dire associazione mafiosa e tentata violenza privata. La posizione di Sarcone era stata stralciata dal filone principale del processo d'appello, che si è concluso a dicembre con 91 condanne, dopo che lo stesso imputato aveva ricusato la giudice Giuditta Silvestrini, una dei componenti del collegio giudicante.
In primo grado, Sarcone era stato condannato a 16 anni e quattro mesi con rito abbreviato per associazione mafiosa, nel dettaglio, per l'accusa aveva fatto parte del clan come 'partecipante' fino al 30 gennaio 2015, mentre da lì al 2018 sarebbe stato uno degli organizzatori capi dell'associazione - e a tre anni e sei mesi con rito ordinario per tentata violenza privata aggravata dal metodo mafioso nei confronti del direttore del tg di Telereggio, Gabriele Franzini. In appello, essendo stati unificati i due riti, Musti aveva dovuto rivedere al ribasso la richiesta di pena, chiedendo per Sarcone una condanna a 18 anni complessivi. I giudici della Corte d'appello hanno poi accordato un ulteriore sconto all'imputato, riconoscendolo colpevole di entrambi i reati che gli venivano contestati ma condannandolo a 14 anni e sei mesi. Per capire come si sia arrivati a questa decisione bisognerà attendere le motivazioni della sentenza, che dovrebbero essere depositate nel giro di 90 giorni.
Redazione Pressa
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