Per anni gli appelli a maggiori controlli in zona, per contrastare la presenza di delinquenti ed attività illegali, sono caduti nel vuoto. Ed ora che il 'caso viale Gramsci' è emerso in tutta la sua realtà, motivando anche la prima riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza dedicata al problema, e le forze di Polizia hanno intensificato con retate e blitz il controllo del territorio, mettendo a segno con costanza ormai quotidiana arresti e chiusure di attività illegali, i cittadini si aspettano che in pochi giorni la zona sia bonificata. Anche dalla presenza di attività come quella nella parte nord del viale, da anni al centro di polemiche per gli assembramenti di stranieri soprattutto nelle ore serali e notturne. Attività che pur creando disturbo alla quiete pubblica, non era mai stata oggetto di rilievi capaci di motivarne la chiusura. Di fatto, i controlli pur ripetuti e sollecitati dai residenti alla Polizia Municipale o di Stato, non avevano portato a quei riscontri capaci di motivare provvedimenti forti, tra i quali, appunto, la chiusura. Fino a tre giorni fa, quando gli agenti (foto), si sono presentati con i tecnici sanitari dell'Ausl che hanno riscontrato pesanti inadempienze e gravi irregolarità sotto il
profilo dell'igiene e della conservazione degli alimenti. Da qui lo stupore dei residenti che di fronte ai risultati dei controlli, resi noti dagli organi di informazione, si aspettavano la chiusura immediata dell'attività. Allo stesso modo in cui, nella stessa operazione di controllo pomeridiana, erano stati posti i sigilli all'attività (senza licenza) della sala slot, posta a metà del viale, in prossimità dell'incrocio con via Toniolo. Ma le regole e le leggi, anche quando si tratta di punire chi le regole e le leggi non le rispetta, cambiano, sia per chi le deve rispettare, sia per chi le fa rispettare. Ed è così che la chiusura 'immediata' e attesa non è arrivata. Perché, semplicemente, non poteva arrivare. Ciò non preclude al fatto che possa arrivare per le irregolarità riscontrate, per potersi tradurre in provvedimenti interdittivi delle persone e delle attività, devono seguire un iter di legge che ha i suoi tempi e non è detto che alla fine porti ai risultati auspicati. Quelli che, nel caso in oggetto, i residenti vorrebbero tradursi nella chiusura.
A spiegarlo, con una nota specifica, la stessa Questura, che di fronte al malcontento per la mancata immediata chiusura ha specificato 'che i provvedimenti amministrativi di competenza saranno
legittimamente adottati solo se comprovati elementi di pregiudizio all’ordine ed alla sicurezza pubblica siano riconducibili in modo diretto all’esercizio dell’attività attenzionata. Il comprensibile auspicio di azioni immediatamente risolutive non potrà quindi che essere appagato nel rispetto delle vigenti norme penali ed amministrative.
Appare invece inopportuno che le condivisibili richieste di maggiore sicurezza e decoro urbano sconfinino in iniziative che possano, pur indirettamente, generare il convincimento di sostituirsi alle attività delle Forze di polizia'.